La Federal Reserve è scesa in campo per scongiurare il rischio di contagio dopo il fallimento di Silicon Valley Bank (SVB) di venerdì scorso. Nelle scorse ore, una seconda banca americana è andata a gambe per aria: Signature. Da qui la decisione di intervenire tempestivamente con un salvataggio d’emergenza ancor prima che iniziasse la nuova settimana sui mercati finanziari. Le misure adottate danno il senso della gravità della situazione e allo stesso tempo accrescono, come vedremo, i rischi a carico dei bond bancari anche di tipo senior.

Per prima cosa, la FED tutelerà non solo i depositi garantiti (fino a 250.000 dollari), bensì tutti i conti dei risparmiatori accesi presso le banche a rischio insolvenza. E i titoli di stato in pancia alle banche saranno scontati al loro valore nominale, non ai prezzi di mercato, ai fini della concessione di una linea di credito da parte di Atlanta. Dunque, la banca centrale americana sta assicurando a tutte le banche commerciali la possibilità di continuare a contabilizzare a bilancio il portafoglio dei bond senza incorrere in quelle perdite che hanno provocato il collasso di SVB.

D’altra parte, qualcuno dovrà pur pagare il conto. E se da un lato lo stato metterà sul piatto 25 miliardi per tutelare tutti i depositi a rischio, anche le banche in buone condizioni di salute saranno sottoposte a un contributo straordinario a favore della tenuta del sistema di cui sono parte. Tuttavia, le perdite dovranno essere ripianate anche dagli azionisti e dagli obbligazionisti non garantiti.

Bond bancari sotto stress

Ed ecco che arriviamo al tema che ci riguarda. I bond bancari appaiono in questa fase più rischiosi, non solo negli Stati Uniti. La FED ha implicitamente introdotto uno schema simile a quello che nell’Unione Europea definiamo bail-in. In pratica, avallo al salvataggio pubblico con gli “stakeholders” tenuti a partecipare alle perdite in prima battuta.

E ci andranno di mezzo tutti i creditori non garantiti. Bond bancari senior e subordinati non si salveranno dal crac.

Le valutazioni delle agenzie di rating ancora una volta si sono rivelate inesatte. Era accaduto anche con Lehman Brothers nel 2008. Le obbligazioni emesse da SVB fino a giovedì scorso, cioè alla vigilia del fallimento, erano considerate BBB. Si tratta di un giudizio “investment grade”, cioè sufficiente. I bond con scadenza aprile 2033 e cedola 4,57% sono implosi, però, da 90 centesimi a 31 centesimi in una sola seduta fino a quasi azzerarsi successivamente.

Cosa vogliamo dire con ciò? Le agenzie di rating non hanno la sfera di cristallo e confermano di essere incapaci di valutare idoneamente i rischi scaturiti da scenari imprevisti. C’è da dire, però, che l’impatto del rialzo dei tassi d’interesse sui bilanci di banche, fondi e assicurazioni è stato sottovalutato, per usare un eufemismo. Potete scommettere che da oggi assisteremo a declassamenti di rating e valutazioni più severe. Tutta roba già vista per cercare di recuperare parte della credibilità ancora una volta perduta dalle agenzie internazionali. Non saranno mesi facili per i bond bancari, e non solo.

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