Nell’ultimo mese, il mercato obbligazionario globale si è preso una pausa dalle perdite senza sosta accusate nel semestre precedente. Non si era mai verificata una fase così negativa per i bond negli ultimi decenni. D’altronde, da anni si speculava su un tracollo delle quotazioni alla prima occasione utile. La realtà ha superato le previsioni. Dicevamo, nelle ultime settimane si sta registrando una ridiscesa dei rendimenti, ossia una risalita dei prezzi. Ed è così anche per i bond a 100 anni dell’Austria, che molto spesso in questi anni abbiamo utilizzato quale barometro per fiutare l’aria che tira nell’Eurozona.

I bond a 100 anni sono prerogativa di un nucleo ristretto di emittenti. L’Austria ne ha emesso su due scadenze, rispettivamente nel 2117 e nel 2120. Questi titoli sono esplosi di prezzo dopo essere stati emessi, raggiungendo i massimi storici alla fine del 2020. Da allora, il tracollo verticale. Pensate che il bond con scadenza 30 giugno 2120 è passato da una quotazione di 139 nel dicembre di due anni fa a una minima di poco superiore ai 40 centesimi a metà giugno.

Bond 100 anni Austria premiati da minore propensione al rischio

Tuttavia, ieri risultava salito di prezzo intorno ai 50 centesimi. E il giorno prima ancora superava i 51,50 centesimi, per cui il rialzo messo a segno in meno di un mese sfiorava il 28%. Il trend è globale e chiaramente la altissima “duration” del bond a 100 anni ne accentua i caratteri nelle fasi di cambio di direzione sui mercati. Tuttavia, il recupero di queste settimane nello specifico ha a che fare con la corsa degli investitori ai “safe asset”.

I titoli di stato austriaci sono considerati “porti sicuri” per i capitali. Il mercato tende a puntarvi quando intravede rischi di natura finanziaria, economica o geopolitica. Viceversa, se nel libera quando aumenta la sua propensione al rischio. Ed è così che il bond a 100 anni di Vienna debuttava a quasi 90 centesimi nel 2022, perdendo in meno di un semestre oltre la metà del suo valore in scia alla risalita dei rendimenti sovrani e corporate.

Ma adesso è tornata l’ora di coprirsi contro i rischi derivanti dalla probabile recessione dell’economia in Europa e Nord America.

C’è da dire che, ai prezzi di ieri, il bond a 100 anni dell’Austria neppure offriva ancora un rendimento del 2% lordo. Fin troppo poco per inserirlo in portafoglio praticamente a vita, confidando su un flusso di reddito stabile. D’altra parte è pur vero che questo sia il classico titolo che si presta a operazioni speculative, non certo a finalità cassettiste.

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