C’era stata una “siccità” lunga quasi due anni per il comparto obbligazionario dell’Africa sub-sahariana, interrotta all’inizio del 2024 con un’emissione a sorpresa sul mercato internazionale della Costa d’Avorio e per la bellezza di 2,6 miliardi di dollari. Fu seguita qualche settimana più tardi dal Benin, che raccolse altri 750 milioni. Ed è di metà febbraio un’altra operazione simile del Kenya, che ha allontanato lo spettro del default con l’emissione di una scadenza a 7 anni per 1,5 miliardi, in grado di ripagare quella di giugno da 2 miliardi.

In generale, il momento è positivo per i bond africani, come testimonia anche il boom dei prezzi in Egitto. Qui, i rendimenti avevano superato il 20% a ottobre e al momento sono scesi a poco più del 10%.

Maggiore appeal con il taglio dei tassi

Eppure il continente è stato sconquassato finanziariamente da tre default in pandemia: Ghana, Zambia ed Etiopia. Né possiamo affermare che le condizioni fiscali ed economiche delle varie economie nazionali giustifichino la caccia ai bond africani. Tutt’altro. In effetti, il ritrovato interesse tra gli investitori internazionali si deve a situazioni esterne al continente. Le principali banche centrali del pianeta taglieranno i tassi di interesse entro i prossimi mesi. L’avvio è atteso entro giugno tra Federal Reserve e Banca Centrale Europea.

L’allentamento monetario globale in vista rilancia l’appetito per il rischio, favorendo l’inserimento nei portafogli istituzionali e finanche individuali dei bond africani e, più in generale, emergenti. Questi offrono rendimenti elevati per gli standard a cui siamo abituati, seppure a fronte di più alti rischi di credito. Ma il fatto che i tassi scenderanno, allevia le preoccupazioni del mercato. Sarà più facile per i governi ottenere prestiti a condizioni migliori e grazie ai quali potranno essere ripagati i debiti in scadenza.

Nuovi bond africani a tassi alti

Un azzardo, se si pensa che il Kenya avrebbe sì scansato il default per quest’anno, ma emettendo un nuovo bond con maxi-cedola del 10,375% contro il 6,875% della scadenza di giugno.

Dunque, almeno per il momento non è ancora vero che il costo del debito di nuova emissione sia conveniente. Semplicemente, i governi stanno indebitandosi a qualsiasi costo, pur di ripagare i debiti contratti in precedenza. In assenza di riforme che rilancino la crescita del Pil e riducano i disavanzi fiscali, si tratterebbe di rinviare la resa dei conti di alcuni anni, forse neanche così tanti.

La riscossa dei bond egiziani potrebbe indurre la Nigeria a rompere gli indugi con l’emissione di un suo bond sui mercati internazionali. Il paese più popoloso del continente vive una crisi economica del tutto simile a quella del paese nordafricano. Darebbe ulteriore impulso al mercato dei bond africani, visto che scenderebbe in campo la prima economia dell’area con un Pil nell’ordine dei 400 miliardi di dollari.

[email protected]