I rincari delle materie prime stanno iniziando a seminare malcontento in diverse economie emergente. Una di queste è il Perù, dove in questi giorni le proteste violente contro il governo hanno provocato 6 morti e decine di arresti. Camionisti e gente comune sono scesi in strada per inveire contro il carovita. Le manifestazioni spaventano gli investitori, tanto che il bond a 100 anni in dollari emesso dal Perù nel 2020 e con scadenza 28 luglio 2021 (ISIN: US715638DR09) ha ripiegato bruscamente nelle ultime sedute, ponendo fine a un rally che durava settimane.

La quotazione è scesa da 76,26 a 73,26 centesimi in un paio di sedute, vedendo così salire il rendimento lordo attorno al 4,5%.

Il calo risente anche del rialzo dei rendimenti americani. Ad esempio, il Treasury a 30 anni è passato in un paio di giorni da 2,58% a 2,69%. La Federal Reserve segnala di voler restringere velocemente le condizioni monetarie negli USA e ciò non può che ripercuotersi negativamente sul mercato obbligazionario americano e, di conseguenza, su quelli emergenti.

Il bond a 100 anni fu emesso dal Perù nell’autunno del 2020, in condizioni di caos politico, ma profondamente diverse da quelle odierne. In effetti, dalle elezioni presidenziali dello scorso anno è arrivata la vittoria del candidato marxista Pedro Castillo. Molte temuto dai mercati per le sue posizioni ostili al mercato, l’uomo si ritrova adesso nella paradossale condizione di dover tenere testa a quella stessa piazza sulla quale aveva puntato per vincere. Nel tentativo di placare le proteste, ha promesso di abbassare l’IVA sui prodotti alimentari di base e di alzare il salario minimo del 10%. I sindacati ritengono tali misure insufficienti.

Bond a 100 anni occasione di acquisto

A questi prezzi, il bond a 100 anni offre un premio di 170 punti base sul Treasury a 30 anni. Esistono diversi dati macro che spingerebbero al suo acquisto. Lima è ordinata sul piano fiscale: debito pubblico di poco superiore al 30% del PIL, deficit fissato per quest’anno al 2,7% ed elevate riserve valutarie, a 78,5 miliardi di dollari alla fine del 2021, pari al 35% del PIL.

In un paio di mesi, il calo è stato relativamente contenuto: 76,9 miliardi a fine febbraio. Sebbene le partite correnti esitino saldi negativi, le risorse in possesso della banca centrale sarebbero più che congrue per onorare le scadenze verso l’estero. Peraltro, negli ultimi sei mesi il cambio ha guadagnato il 10% contro il dollaro. Le agenzie di rating continuano a mantenere giudizi positivi sul debito peruviano: BBB per S&P e Fitch, Baa1 per Moody’s.

Resta il rischio che il governo reagisca alle proteste intaccando la solidità fiscale e smantellando le politiche liberali di questi anni, a maggior ragione partendo da un orientamento politico molto progressista. Il bond a 100 anni, poi, fu emesso a rendimenti troppo bassi, appena il 3,23%. Data l’elevata “duration”, risente molto negativamente del rialzo globale dei tassi. Per contro, l’America Latina è percepita in questa fase quasi un porto sicuro contro le tensioni geopolitiche nell’area euroasiatica. Questo frenerebbe le vendite dei titoli di stato locali, per quanto le proteste di questi giorni non siano un buon segnale per la stabilità dell’intera area.

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