Avete mai sentito parlare di obbligazioni perpetue? In giro non ve ne sono tante. Si tratta di titoli del debito, generalmente emessi da banche (in passato, dai governi), che hanno la particolarità di essere stati emessi senza scadenza. Offrono una rendita praticamente eterna. Dal 2008 in avanti, invece, hanno preso sempre più piede i bond a 100 anni, vale a dire emissioni obbligazionarie con scadenza a un secolo. Incidono ancora per una frazione infinitesimale del mercato, ma sono aumentate nel tempo grazie ai bassissimi tassi d’interesse imperanti fino a pochi mesi fa.

Se foste nello stato, non approfittereste di costi di emissione quasi a zero per indebitarvi fino a 100 anni?

In questo articolo, vi proponiamo due bond a 100 anni emessi prima della pandemia e che sono crollati di prezzo quest’anno, a seguito del rialzo dei tassi. Essendo titoli dalla lunghissima durata, risultano molto sensibili alle variazioni dei rendimenti. Infatti, hanno pagato pegno più di tutti in questo 2022 da dimenticare per l’obbligazionario.

Uno dei due bond a 100 anni di cui parliamo è stato emesso nel 2019 dal Nord-Reno Vestfalia, la regione tedesca più popolosa con quasi 18 milioni di abitanti e la seconda più ricca dopo la Baviera. Molto industrializzata, il suo debito gode chiaramente del rating tripla A assegnato dalle agenzie di valutazione internazionali. Offre cedola del 2,15% e arriva a scadenza in data 21 marzo 2119 (ISIN: DE000NRWOLQ9). Ad inizio pandemia, la quotazione schizzò a un massimo di quasi 220. Praticamente, per acquistare un lotto minimo di 1.000 euro, avreste dovuto spenderne poco meno di 2.200.

Ieri, la quotazione risultava schiantatasi a circa 86 centesimi. E dire che un mese e mezzo fa stava a meno di 69. Da allora, ha registrato un rialzo del 25%. Offre adesso un rendimento di quasi il 2,55%. Poco, se si considera la durata. Ma tenete presente che parliamo di un ente dello stato tedesco.

Non è certo la cedola a dover attirare le attenzioni dei risparmiatori, quanto i possibili guadagni che si otterrebbero grazie alla risalita dei prezzi. Perché così come i bond a 100 anni sono suscettibili di crolli quando i tassi salgono, s’impennano quando essi scendono.

Bond a 100 anni di Oxford

Un’altra emissione ultra-lunga a cui prestare attenzione è quella dell’Università di Oxford del 2017. Il titolo arriva a scadenza in data 8 dicembre 2117, cioè esattamente tra 95 anni. Offre cedola del 2,544% (ISIN: XS1713474838) e la quotazione risulta crollata questa settimana a circa 65 centesimi, in rialzo del 40% dai minimi di ottobre. Pensate che negli anni passati aveva raggiunto un apice di 110. A questi prezzi, offre un rendimento intorno al 4,50%. Alto per un’istituzione che gode anch’essa della massima affidabilità in termini creditizi.

Qui, i margini di rialzo della quotazione sono maggiori. Tuttavia, l’obbligazionista si esporrebbe anche al rischio di cambio, dato che il bond a 100 anni di Oxford è denominato in sterline. E a differenza dell’emissione del Land tedesco, qui siamo dinnanzi a un debito privato. Anche di questo bisogna tenere conto prima di farci un pensierino. Di certo c’è che i prezzi siano precipitati al punto da risultare appetibilissimi per un investimento prettamente speculativo.

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