Sono state tante le volte in cui su Investireoggi vi abbiamo parlato dei bond a 100 anni dell’Austria. In assenza di scadenze così lunghe in Germania, fungono grosso modo da termometro estremo per misurare il trend del mercato obbligazionario dell’intera Eurozona. I titoli del debito di Vienna sono “safe asset” grazie ai loro rating elevatissimi. Per un soffio non godono della tripla A. Il paese è uno dei cosiddetti “frugali”, che si caratterizzano per conti pubblici ordinati e una certa inflessibilità nel perseguire parametri fiscali prestabiliti.

Caratteristiche dei due bond a 100 anni

Sono due i bond a 100 anni emessi dall’Austria sino ad oggi. Il primo risale al 2017. Si tratta dell’obbligazione con scadenza 20 settembre 2117 e cedola 2,10% (ISIN: AT0000A1XML2). Se la cedola vi sembrerà striminzita, sappiate che questo titolo arrivò a quota in area 235 alla fine del 2020, offrendo un rendimento annuale dello 0,35%. Venerdì scorso, però, risultava sceso a soli 80,60 centesimi, pur in rialzo di oltre il 13% in un solo mese.

Questo bond a 100 anni offre attualmente un rendimento del 2,64%. Non è tanto, specie data la durata, ma dovete pensare che inserireste in portafoglio un bene rifugio. Ed esistono elevate probabilità di rimbalzo del prezzo nei prossimi anni. Che poi è la vera motivazione che sta dietro a questi acquisti. Nessuno è così ottimista da pensare che potrà mai riscuoterlo. Lo faranno certamente gli eredi, ma l’orizzonte temporale sarebbe comunque troppo lungo.

E poi c’è il secondo bond a 100 anni, stavolta con scadenza 30 giugno 2120 e cedola 0,85% (ISIN: AT0000A2HLC4). Fu emesso in piena pandemia a condizioni molto più vantaggiose per l’Austria di neppure tre anni prima. Venerdì scorso, la quotazione risultava inferiore ai 49 centesimi, ma in rialzo del 15% in un mese. Rendimento lordo del 2,05%. In pratica, se compri questo titolo devi accontentarti di un rendimento dello 0,60% più basso dell’altro bond a 100 anni.

Rischi e opportunità col trading

L’aspetto più curioso consiste nel fatto che un anno fa, lo spread tra i due titoli era di appena 5 punti base e con la scadenza 2117 a rendere di meno. Cos’è successo nel frattempo? Le due scadenze sono implose entrambe: -50% il 2120 e -53% il 2117. Ma oggi come oggi la prima risulta essere un po’ più appetibile per il fatto di rivelarsi maggiormente speculativa. In effetti, se inserisce in portafoglio il bond 2120 ti accontenti di incassare una cedola effettiva lorda annua dell’1,75% contro il 2,61% offerto dal bond 2117.

E allora perché dovresti optare per il bond a 100 anni in scadenza nel 2120? Per il semplice fatto che avrebbe più potenzialità di rimbalzo. Possedendo una cedola più bassa, il suo prezzo risulta più sensibile alle variazioni dei tassi di mercato. Questo genere di obbligazioni sono il sogno dei trader. Chiaramente, entrambi presentano rischi: se i tassi ristagnassero a livelli alti per molto tempo, l’obbligazionista dovrebbe accontentarsi di pagamenti periodici relativamente contenuti e possibilmente non potrebbe disinvestire senza incorrere in perdite. In uno scenario di medio-lungo termine, però, non dovrebbe accadere. A meno di ritrovarci in una fase di prolungata stagflazione.

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