Oggi e domani, la Banca del Giappone tiene la sua prima riunione del board per quest’anno. Il mercato ormai dà al 50% le probabilità di un cambio di policy, ovvero di un ulteriore annuncio che vada nella direzione di chiudere un decennio di allentamento monetario senza precedenti. Tra giovedì e venerdì, l’istituto si è visto costretto ad acquistare bond sovrani per oltre 10.000 miliardi di yen, qualcosa come 78 miliardi di dollari. L’importo è stato il quintuplo della media giornaliera. Di questo passo, saranno ampiamente superati i 17.020 miliardi di yen (circa 132 miliardi di dollari) di acquisti mensili fissati.

Malgrado gli acquisti a pioggia, i rendimenti del bond a 10 anni hanno superato il limite massimo tollerato dello 0,50%. Ad un certo punto, venerdì erano saliti allo 0,545%.

Acquisti record, ma rendimenti su

La liquidità sul mercato sovrano è bassissima. Non si trovano acquirenti, solo venditori. Peraltro, la Banca del Giappone trova difficile anche sterilizzare tali acquisti con i consueti prestiti dei bond ai dealers. Poiché a questi è fatto divieto di rivendere, non si stanno presentando a rilevare i titoli di stato. Questa situazione sta diventando insostenibile. A dicembre, l’istituto annunciò a sorpresa che avrebbe raddoppiato il limite massimo tollerato per il rendimento decennale. E questo al fine di rendere più efficiente il funzionamento del mercato sovrano.

Ad oggi, possiamo affermare senza ombra di dubbio che l’obiettivo sia stato mancato. I rendimenti nel tratto 8-9 anni sono saliti fino allo 0,70%. Questo significa che la curva delle scadenze si è invertita per il cap artificiosamente fissato sui bond a 10 anni. Di questo passo, il governatore Haruhiko Kuroda, prima di lasciare l’incarico ad aprile, sarà costretto ad innalzare ulteriormente il tetto al rendimento decennale o ad eliminarlo del tutto. In alternativa, dovrebbe aumentare gli acquisti e magari ampliarli per le altre scadenze.

Bond Giappone, investitori stranieri in fuga

Simili politiche appaiono improponibili con le altre banche centrali a continuare ad alzare i tassi d’interesse.

E c’è anche il fatto che gli investitori stranieri incidano ormai più che in passato sui bond del Giappone. Al 30 settembre scorso, ne possedevano per 170.000 miliardi di yen (1.322 miliardi di dollari), il 14% del totale. Ma detratta la quota in possesso della banca centrale, praticamente essi dominano ormai il mercato, specie sul tratto ultra-lungo delle scadenze a 30 anni o più. Nel 2022, le loro vendite nette di bond del Giappone per 10.790 miliardi di yen (83,9 miliardi di dollari) hanno affossato il cambio. Di queste, 6.000 miliardi di yen nel solo mese di settembre. E anche dicembre fu un mese nerissimo.

In altre parole, se domani non arriveranno notizie su un cambio di policy da Tokyo, lo yen rischia di tornare ad indebolirsi dopo essersi rafforzato del 17,5% dai minimi di ottobre contro il dollaro. Né risulterebbe credibile che l’istituto annunciasse un ulteriore aumento degli acquisti di bond del Giappone, un fatto che sarebbe percepito come una difesa oltranzista di un mercato del tutto sganciato dalla realtà. Pur nelle forme austere della tradizione nipponica, Kuroda sta per alzare bandiera bianca senza voler dare nell’occhio.

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