E’ una settimana difficile quella in corso per la società bianconera. Le dimissioni di tutto il CDA, comprese del presidente Andrea Agnelli, segna la fine di un’era. E per quanto deludente sia stata negli ultimi tempi sul piano sportivo e finanziario, vengono meno le poche certezze su cui poteva contare l’ambiente juventino: la proprietà. Gianluca Ferrero è il nuovo presidente, ma non è chiaro se Exor abbia intenzione di restare azionista di maggioranza ancora a lungo. Tutte inquietudini che hanno pesato anche sul bond emesso dalla Juventus nel 2019 e ribattezzato “CR7”.

Il club raccolse 175 milioni di euro con un’emissione in scadenza il 19 febbraio 2024 e cedola 3,375% (ISIN: XS1915596222). Si trattò di un indubbio successo. Fu la prima obbligazione non garantita del calcio italiana ed emessa a tassi mai così più bassi. Peccato che le buone notizie finirono lì per la società.

Tra flop in Champions League, aumenti di capitale, panchine saltate, dirigenti e giocatori in fuga, nonché bilanci in profondo rosso, le cose si misero malissimo per Agnelli. E alla notizia del suo addio alla società, il bond Juventus quotato alla Borsa di Dublino è precipitato dai 98,27 centesimi di venerdì a poco più di 96 centesimi. Può sembrare poco, ma data la durata residua ormai corta del titolo, il rendimento è balzato nel giro di niente dal 4,86% al 6,79%.

Bond Juventus ora appetibile dopo il tonfo

E questo dato ci evidenzia l’aumentato rischio percepito sul mercato. Le azioni sono scese anch’esse, pur meno del temuto. Il mercato crede che Exor, la holding della famiglia Agnelli-Elkann, dovrà rimettere mano al portafoglio per la terza volta in tre anni. Dopo due ricapitalizzazioni per complessivi 700 milioni, il titolo in borsa vale praticamente quanto il denaro iniettato. Come se fosse stato riposto in un secchio bucato.

A queste condizioni, il bond Juventus ci offre un rendimento a premio di 440 punti o 4,40% rispetto al BTp di pari durata.

Basta questo dato per capire le basse valutazioni di cui godono attualmente i bianconeri tra gli investitori. Resta il fatto che una delle più importanti dinastie del capitalismo mondiale non permetterebbe quasi certamente mai che un’obbligazione contratta da una delle sue società non fosse onorata. Ne varrebbe della sua reputazione. Pertanto, i prezzi bassi di questi giorni potrebbero incentivare l’acquisto tra quanti siano a caccia di asset redditizi e a breve durata.

Il rendimento netto scenderebbe a poco più del 5%, ma forse sarebbe pur sempre superiore all’inflazione cumulata da qui alla scadenza del bond Juventus tra un anno e due mesi e mezzo. Un titolo di stato di così breve durata non ci protegge, invece, dalla perdita del potere di acquisto. D’altra parte, sarebbe più sicuro.

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