Mentre è in corso l’emissione di un nuovo bond da parte di Poste Italiane e il cui pricing sarà reso noto in giornata, torniamo ad analizzare l’obbligazione perpetua che l’istituto collocò sul mercato nel giugno del 2021 (ISIN: XS2353073161). L’importo raccolto fu al tempo di 800 milioni di euro. Il titolo è oggi negoziato alla Borsa di Lussemburgo. L’ultima quotazione risale a lunedì 24 novembre ed era di 95,947 centesimi, a sconto di oltre il 4% sul valore nominale.
Rimborso possibile alle date di reset
L’obbligazione perpetua di Poste offre una cedola fissa annua lorda del 2,625%. Come suggerisce la stessa espressione, non ha alcuna scadenza.
In teoria, il rimborso del capitale potrebbe non esserci mai. Tuttavia, ci sono tre date di reset:
- 24 giugno 2029
- 24 giugno 2034
- 24 giugno 2049
Valore cedola variabile alle condizioni di mercato attuali
Ad ognuna di esse Poste può decidere di procedere al rimborso dell’obbligazione, oltre al pagamento dell’ultima cedola maturata dall’investitore. Se tra poco più di tre anni e mezzo decidesse di non esercitare la call, la cedola da fissa diverrebbe variabile. Verrebbe fissata nel seguente modo: tasso “mid-swap” a 5 anni più un margine/spread del 2,677%. Ai valori attuali, salirebbe sopra il 5,10%.
Qual è il rendimento offerto, invece, dall’obbligazione di Poste se ipotizziamo l’esercizio della call alla prima data di reset? A quel punto, la data del 24 giugno 2029 sarebbe una “scadenza”, pur ufficiosa. Ai prezzi correnti, il titolo offre all’investitore il 3,90% all’anno. Si tratta di un rendimento a premio dell’1,45% sul BTp di pari scadenza. E questo è un margine ormai costante da tempo. Da notare che lo spread all’emissione fu del 2%.
Al netto dell’imposta, risulta più basso. Infatti, i rendimenti sovrani scontano un’aliquota del 12,50% contro il 26% dei rendimenti corporate.
Call per obbligazione perpetua di Poste molto probabile
Stando alle prime indicazioni di prezzo, il bond in corso di emissione e della durata di 5 anni offrirebbe un premio di 100 punti base (1%) sul tasso “mid-swap”. In sostanza, renderebbe intorno al 3,40%. Trattasi di un dato ben inferiore sia al 3,90% dell’obbligazione perpetua di Poste con l’esercizio della call nel 2029, sia del 5,10% a cui oggi verrebbe fissata la cedola variabile nel caso di mancata call. Alle attuali condizioni di mercato, le probabilità di rimborso nel giugno 2029 appaiono elevate. Altrimenti, l’emittente sosterrebbe costi superiori al rifinanziamento con una nuova emissione.
giuseppe.timpone@investireoggi.it

