La nuova riforma delle pensioni che l’esecutivo ha annunciato nelle ultime settimane dovrebbe partire da alcuni capisaldi utili a rendere il sistema meno legato ai rigidi requisiti della legge Fornero.
In effetti, se riforma deve essere, non può che puntare a nuove norme in grado di superare una volta per tutte i vincoli pesanti introdotti dalla riforma di Elsa Fornero nel 2012. Ma quali sono i punti che la nuova riforma delle pensioni introdurrà in sostituzione di quelli precedenti?
Nuova riforma delle pensioni: ecco i punti della Fornero che saranno cancellati
Prima della legge Fornero era possibile andare in pensione con 40 anni di contributi, indipendentemente dall’età anagrafica del lavoratore.
Questa misura era la cosiddetta pensione di anzianità, che dal 2012 è stata eliminata e sostituita dalle pensioni anticipate, più rigide nei requisiti.
Da allora i 40 anni di contributi non sono più stati sufficienti per andare in pensione senza limiti di età: oggi, come noto, servono oltre 43 anni di versamenti, tenendo conto anche delle finestre di attesa. Inoltre, la riforma Fornero ha cancellato la quota 96, che permetteva l’uscita con 60 anni di età e 35 di contributi.
Va ricordato che anche il sistema contributivo – introdotto con la riforma Dini – è stato dal 2012 pesantemente irrigidito, segnando una netta distinzione tra chi ha iniziato a lavorare prima e chi dopo il 1996.
Ecco i punti cardine della nuova riforma delle pensioni
La nuova riforma dovrà introdurre misure che rendano di nuovo più agevole anticipare l’uscita dal lavoro. Tra le ipotesi in discussione spiccano:
- la quota 41 flessibile a partire dai 62 anni di età;
- la pensione a 64 anni con 25 anni di contributi.
In poco più di un decennio sono state introdotte regole molto diverse tra loro, ed è quindi inevitabile tornare a misure più “leggere”, anche se opzionali.
Un altro nodo riguarda le differenze tra contributivo e retributivo. Oggi, ad esempio, la pensione a 64 anni è concessa solo ai contributivi. Mentre a questi ultimi è imposto un requisito aggiuntivo anche per la pensione di vecchiaia. Se l’assegno è inferiore all’importo dell’Assegno Sociale, non sarà liquidato.
Proprio la misura della pensione a 64 anni con 25 anni di contributi segna un primo passo di cambiamento, perché estende il diritto alla pensione anticipata contributiva anche a chi si trova nel sistema misto.
Inoltre, si prevede la possibilità di usare il TFR come rendita aggiuntiva, così da superare gli ostacoli legati al requisito dei 3 volte l’Assegno Sociale, necessario per ottenere la pensione.
La legge Fornero è fuori dai tempi, ecco le soluzioni
I tempi sono cambiati: la netta distinzione tra contributivi e retributivi appare ormai superata. La maggior parte dei lavoratori, infatti, ha carriere prevalentemente contributive, e il sistema deve tenerne conto.
La nuova riforma dovrebbe quindi:
- estendere le categorie che possono accedere alla pensione anticipata;
- incentivare la previdenza integrativa;
- introdurre vantaggi fiscali per chi sceglie di restare al lavoro;
- facilitare il riscatto degli anni di laurea, rendendolo meno oneroso;
- prestare attenzione a chi ha carichi familiari di cura, come le madri di figli piccoli o i caregiver.