La stretta è arrivata per l’Assegno di Inclusione. E non dipende dalla legge di Bilancio, ma da un provvedimento precedente e già in vigore: il DL n. 159 del 2025, meglio noto come Decreto Sicurezza sul Lavoro. Il giro di vite colpisce tutte quelle pratiche poco ortodosse — e illecite — che hanno accompagnato i primi anni di sperimentazione della misura e che già erano diffuse con il Reddito di Cittadinanza.
Il governo punta a stroncare con decisione chi, pur essendo titolare dell’Assegno di Inclusione, svolge lavori in nero, anche saltuari. Le sanzioni colpiscono sia il beneficiario, sia il datore di lavoro che impiega manodopera irregolare.
Novità Assegno di Inclusione: da gennaio 2026 basta poco per doverlo restituire tutto
Una delle piaghe principali legate al Reddito di Cittadinanza era il lavoro nero. Molti beneficiari della misura introdotta dal Movimento 5 Stelle svolgevano attività lavorative senza regolare assunzione, così da percepire contemporaneamente stipendio in nero e sussidio pubblico. Una pratica diffusissima tra i cosiddetti “furbetti” e una delle ragioni che hanno spinto l’attuale governo a chiudere il Reddito di Cittadinanza come primo provvedimento.
Oggi il Reddito di Cittadinanza non esiste più ed è stato sostituito dall’Assegno di Inclusione, pensato proprio per limitare queste storture. In primo luogo sono stati esclusi dai beneficiari gli occupabili, cioè i soggetti tra i 18 e i 59 anni ritenuti abili al lavoro.
Eppure, secondo le verifiche, le pratiche di lavoro irregolare continuano a essere diffuse anche tra i percettori dell’Assegno. Da qui la stretta contenuta nel decreto sulla Sicurezza: sanzioni rigide e immediate per chi è sorpreso a lavorare in nero mentre percepisce il sussidio, e pesanti penalizzazioni anche per il datore di lavoro, con taglio dei punti sulla sua patente a crediti.
Ecco in cosa consiste la stretta del governo a partire da gennaio 2026
Utilizzare manodopera irregolare, e in particolare manodopera beneficiaria dell’Assegno di Inclusione, sarà duramente sanzionato. Allo stesso modo, sarà punito chi percepisce il sussidio pur svolgendo attività lavorativa nascosta perché in nero.
Per il datore di lavoro, la sanzione colpisce la patente a crediti: 6 punti in meno per ogni percettore dell’Assegno di Inclusione trovato a lavorare senza regolare contratto.
Per il beneficiario del sussidio, le conseguenze sono immediate e severe:
- revoca istantanea dell’Assegno di Inclusione;
- disattivazione della card e stop a tutte le ricariche;
- in caso di revoca con addebito, obbligo di restituire tutte le mensilità percepite.
Gli effetti della stretta saranno pesanti. Per il datore di lavoro, il rischio è scendere sotto la soglia dei 15 punti della patente, che parte da 30 complessivi: senza una patente regolare l’impresa non potrà più accedere a nuovi appalti o commesse.
Per il lavoratore-sussidiato, oltre alla revoca e alla restituzione delle somme, i rischi includono:
- denuncia penale per truffa ai danni dello Stato;
- falso ideologico;
- indebita percezione di aiuti pubblici.
E non è tutto: chi entra in questo “girone dantesco” non potrà più richiedere l’Assegno di Inclusione per i periodi successivi, anche qualora l’attività lavorativa irregolare fosse cessata.