I referendum sardi del 6 maggio avevano stabilito una drastica cancellazione degli stipendi dei consiglieri regionali. A partire dal 25 maggio, giorno in cui sul Bollettino Ufficiale della Regione Sardegna era stato pubblicato l’esito del referendum, per ben 20 giorni i Consiglieri regionali hanno lavorato gratis, vedendo abrogata la propria indennità (Referendum Sardegna 2012: quorum raggiunto e vittoria delle riforme). Ma a sorpresa, nella notte di mercoledì i consiglieri sardi grazie ad un emendamento hanno fatto in modo di riavere il proprio stipendio, così come era nel 2011.

Infatti l’emendamento al DL 327/A “Integrazione alla legge regionale 4 agosto 2011, n. 16 (Norme in materia di organizzazione e personale), relativa ai contratti di collaborazioni coordinate e continuative”  ha stabilito il nuovo stipendio dei consiglieri regionali. Dei 63 votanti presenti 60 hanno votato si, 3 si sono astenuti. Attraverso l’emendamento i consiglieri si sono riassegnati una indennità pari a 9.263 euro al mese, emendamento approvato nella notte, ha vanificato e annullato il referendum in cui la quasi totalità dei votanti (si parla di più del 90% di favorevoli) aveva espresso il proprio parere sulla cancellazione dell’indennità dei consiglieri regionali sardi. La Sardegna con coraggio aveva dimostrato che con coraggio voleva cambiare il sistema, voleva cancellare i privilegi delle caste, ma la casta a sua volta ha dimostrato che le leggi vengono fatte a misura dei propri interessi e non di quelli dei cittadini, e visto che il referendum ledeva (molto pesantemente) privilegi di cui aveva ampiamente goduto fino ad allora, ha fatto in modo di aggirare l’ostacolo. Un vero e proprio scandalo, sicuramente non si può dire senza precedenti, perchè la politica italiana, la classe dirigente italiana pur di salvaguardare i propri interessi di scandali ne ha fatti molti, ma sicuramente mai così apertamente .