Momento a dir poco difficile per i trasporti di merci nel nostro paese. I valichi alpini chiusi stanno mettendo in ginocchio l’industria italiana. Per questo arco, da est a ovest, ogni anno passano 170 milioni di tonnellate di merci. Si tratta del 60% dell’import ed export che l’Italia svolge con il resto del mondo. Le problematiche già note sono state amplificate da eventi avversi che hanno acuito il problema dei trasporti e rischiano ora di paralizzare i trasporti.

Conseguenze nefaste per la nostra economia

La situazione dei valichi alpini chiusi sta modificando il tessuto economico del nostro paese in negativo.

Le esportazioni nostrane raggiungono Austria, Svizzera e Francia attraverso quelli che sono i sette principali valichi montani. Stiamo parlando di Brennero, Tarvisio, Ventimiglia, Sempione, Fréjus, Monte Bianco e San Gottardo. Proprio quest’ultimo è stato chiuso l’11 agosto a causa del deragliamento di un treno. Si tratta di un valico di due gallerie da 57 km. Resta ora da sciogliere il nodo operativo degli altri imbocchi, con Monte Bianco e Frejus a rappresentare in questo momento quelli più importanti e problematici. La chiusura del Monte Bianco e la frana del Frejus rappresentano infatti preoccupazioni non da poco per gli addetti ai lavori.

La suddetta frana che si è abbattuta sull’autostrada A3 nella Savoia francese, ha bloccato il traffico stradale verso sud, ma non solo. Tale fenomeno ha infatti anche interrotto il flusso ferroviario tra Francia e Italia. Questo fenomeno ha fatto subito ricordare che a breve un altro importante valico resterà chiuso. Il già citato Monte Bianco, infatti, a partire da lunedì 4 settembre chiuderà per ben 15 settimane di fila a causa dei lavori da fare nel tunnel. Da calendario è questa quindi la situazione che attende uno dei più cruciali valichi alpini del nostro paese. Il piano di ristrutturazione del tunnel è in programma ormai da tempo, anche se non sono mancate le voci forti che hanno attaccato tale decisione.

Valichi alpini chiusi, un problema nazionale

La chiusura del Monte Bianco non ha lasciato indifferenti gli addetti ai lavori. Tra i più agguerriti c’è ls Confindustria valdostana, la quale proponeva in alternativa la realizzazione di una seconda canna parallela a quella già esistente. Per molti tale soluzione sarebbe stata senza dubbio più rapida, rispetto ai lavori da fare nel tunnel, e quindi avrebbe un impatto decisamente meno pesante sui trasporti, visto che come detto in questo caso il valico resterà chiuso per ben 15 settimane di fila. Anche il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, aveva appoggiato questa alternativa e in questi giorni lo ha ribadito sostenendo che tale soluzione sarebbe una “necessità non più rinviabile”.

Tale scenario potrebbe scatenare una reazione a catena che porterà anche a costi più alti per i prodotti in diversi fattori, con i rincari d’autunno a farla da padrone. Per molte parti chiamate in causa quindi l’obiettivo principale a questo punto sarebbe quello di limitare i danni. E dire che proprio la frana che ha colpito di Frejus, con 700 metri cubi di detriti e roccia piovuti nella valle della Maurienne, ha portato le autorità francesi a indicare il Monte Bianco come alternativa migliore. Va da sé quindi che chiudere ora per per quasi 4 mesi tale valico risulta essere per molti una scelta a dir poco sciagurata. Il dossier del Ministero dei Trasporti punta ora a limitare i danni e lo stesso Salvini ora è conscio della priorità assoluta di tale situazione.

I punti chiave…

  • la situazione dei trasporti di importazione ed esportazione sta diventando sempre più insostenibile;
  • i valici alpini chiusi rischiano di paralizzare l’industria dell’Italia;
  • molte voci chiedono alternative ai lavori nel tunnel del Monte Bianco che bloccheranno tale valico per 15 settimane.