Il tema delle truffe, ormai, ci sta a cuore perchè non passa giorno che non si sente parlare di un raggiro che colpisce vittime innocenti. Si va dalle truffe online che sfruttano la tecnica del phishing per svuotare il conto, passando per quelle meno sofisticate, come la truffa dello specchietto o del finto avvocato, fino alle truffe online affettive che colpiscono soprattutto donne sole. Forse tra le peggiori, non solo perché dietro c’è una cospicua perdita di denaro ma anche perché le vittime ne escono distrutte psicologicamente.

Da tempo si parla delle truffe affettive online, non è una novità. Si tratta di bande di criminali che creano profili fake sui social fingendosi personaggi o soldati. Cercano di ammaliare soprattutto donne sole o fragili, anche di una certa età. Non di rado, molte donne cadono nella rete e finiscono per perdere tutti i soldi.

La storia di una donna milanese vittima del raggiro

L’ultima storia che sta facendo discutere non poco, riguarda una donna di 60 anni di Milano che ha raccontato, come scrive Tgcom 24, di essere finita nelle:

“mani di una banda di criminali dediti alle truffe affettive. Mi hanno plagiata e continuano a minacciarmi tuttora. Ho perso 200mila euro e, per far fronte ai debiti, ho dovuto mettere in vendita la mia casa”

La protagonista è una funzionaria del Nord Italia colta e con alle spalle un matrimonio e molti viaggi. Ha raccontato poi che in principio era all’oscuro di queste truffe e di aver ricevuto un primo messaggio su Facebook da uno sconosciuto di nome Eric, che diceva di essere un soldato americano in servizio in Siria. La donna ha precisato di aver risposto dopo qualche tempo, spinta dalla curiosità. Da lì è iniziato uno scambio di messaggi. Il truffatore ha iniziato a svelare alla 60enne molti particolari della sua vita.

Anche le foto sembravano vere, tanto che la protagonista non ha mai pensato a una truffa.

In seguito “Eric” chiese a Sylvie – questo il nome della vittima – di continuare a parlare su WhatsApp e non più su Facebook. Le conversazioni divennero più frequenti, anche quattro volte al giorno. La vittima ha raccontato che quell’uomo capiva i suoi sentimenti e c’era una sintonia molto forte. È a quel punto che la banda di criminali, compreso che Sylvie era ormai caduta nella rete, hanno iniziato la parte più dura dell’operato, ovvero chiedere soldi:

“Eric mi dice che gli è stato chiesto di partecipare a una missione pericolosa. Ha paura ma ha bisogno del mio aiuto.”

La richiesta continua di denaro

L’uomo le raccontò di aver trovato una valigia piena di dollari dopo uno scontro con i ribelli dell’Isis e di essere riuscito a far arrivare questa valigia a Istanbul. E così chiese alla donna di recuperarla in un magazzino doganale delle Nazioni Unite, facendole credere di poter vivere insieme felici con quei soldi. La signora ha specificato di aver creduto alle parole di Eric, tanto che l’uomo le inviò i contatti della presunta direttrice della ditta che gestisce il magazzino e il tracking per la spedizione.

Sylvie ha cercato i riferimenti della ditta in rete e vedendo che esisteva davvero, persino l’identità della donna era vera, è caduta nella trappola e ha pagato 4.200 euro per sbloccare la spedizione. Le richieste, però, non sono finite qui. Eric era diventato sempre più pressante. Chiedeva di continuo denaro per documenti, certificati, sblocchi, supplicava Sylvie, che pur intuendo che qualcosa non andava alla fine si lasciava convincere e alla fine inviava denaro, ricevendo indietro regolari fatture.

Successivamente, la donna si è trovata a dover recuperare la finta valigia con i soldi. E anche qui ha dovuto sborsare altri soldi per problemi che venivano fuori di volta in volta, anche perché il criminale nel frattempo, continuava a supplicarla di aiutarlo:

“Mi fanno fare un ordine a una ditta austriaca.

Anche in questo caso trovo il sito e mi viene inviata la fattura. Ma per un motivo o per l’altro il liquido non arriva e devo dare altri soldi”.

La donna si ritrovò a dover inviare sempre più denaro per acquistare la macchina per smacchiare le banconote, ormai totalmente assuefatta dai criminali. Dopo aver consegnato migliaia di euro in contanti rimase senza soldi e si trovò costretta a chiedere un prestito:

”queste persone avevano anche cominciato a instillarmi la paura che, qualora le forze dell’ordine avessero trovato la valigia, io avrei potuto passare dei guai, dal momento che su tutti i documenti di trasporto c’era il mio nome”

Alla fine, stremata, Sylvie fece una ricerca online e trovò le foto di Eric in un profilo di un altro uomo americano a cui erano state rubate le foto. Da lì capì di essere stata truffata per tutto quel tempo e di aver perso tutti i soldi.

Truffe affettive, con questi raggiri online si perdono anche 200mila euro

La vicenda che ha colpito la donna italiana, non è poi così rara, come abbiamo visto parlando, ad esempio, della truffa dei 40 secondi. Come scrive Tgcom24, che riporta le parole di Liliana Ferrari, agente della polizia municipale di Modena in pensione e collaboratrice di Acta, l’associazione in prima linea contro il cybercrime e le truffe affettive, le vittime pensano di parlare con una sola persona e invece dietro c’è un vero e proprio staff composto da almeno 6 persone. Una vera e propria rete. I truffatori – ha chiarito – ora hanno anche ampliato il bacino di vittime e allargato le attività alle truffe finanziarie.

Riassumendo

  • Una donna è rimasta vittima delle truffe affettive e ha perso 200mila euro
  • Si tratta dei cosiddetti collegamenti su Facebook dove alcune reti di criminali si fingono soldati americani e cercano di circuire le vittime
  • La donna ha raccontato di come è stata plagiata e di come si è trovata senza più nulla
  • Un’esperta di tecniche utilizzate dai truffatori per attirare le vittime, ha chiarito che quasi sempre non è solo un truffatore che agisce. Dietro c’è un intero staff composto da almeno 6 persone.