Negli ultimi 10 anni tutti i governi del nostro paese hanno provato a ridurre la fiscalità in ambito lavorativo. Ma quali sono quelli che hanno tolto più tasse sul lavoro? Ecco un interessante confronto che va dal Governo Renzi fino al nuovo mandato che vede Giorgia Meloni a capo del Consiglio dei Ministri.

Tasse lavoro, chi ha fatto meglio?

Il cuneo fiscale è stato il grande grattacapo di ogni mandato. Da Renzi a Meloni, passando per Conte e Draghi, gli ultimi 10 anni sono stati contrassegnati da manovre atte a ridurre le tasse del lavoro.

Si parla di cuneo fiscale in relazione alla differenza tra gli oneri per il fisco e i contributi tra salario lordo e netto. Proprio in questi giorni il nuovo governo è all’opera per ridurlo, ma com’è andata in passato? Monti e Letta, predecessori di Renzi, avevano ridotto il cuneo fiscale con due sistemi differenti: il primo aveva istituito un fondo ad hoc, il secondo aveva aumentato le detrazioni Irpef. Renzi invece aveva introdotto un bonus dal valore di 80 euro in busta paga, e aveva aggiunto una detrazione di 960 euro l’anno per i lavoratori dipendenti fino a 24mila euro di reddito.

Il costo dell’operazione è stato di oltre 9 miliardi di euro. Il secondo Governo Conte ha confermato il bonus Renzi, anzi lo ha aumentato a 100 euro per coloro che avevano un reddito lordo di 26.600 euro annuo. Tale operazione è invece costata allo stato 3 miliardi nel 2020 e 5 miliardi nel 2021. Successivamente è arrivato Mario Draghi, il quale ha ridotto l’Irpef e tagliato il cuneo fiscale del 2%. In totale la manovra è costata quasi 10 miliardi di euro. C’è però da aggiungere anche l’arrivo dell’Assegno Unico, iniziativa non da poco per le famiglie italiane, il cui costo è stato di ben 18 miliardi di euro.

Ora tocca alla Meloni

E arriviamo finalmente alla Giorgia nazionale.

Come detto, il Governo è attualmente all’opera proprio sul decreto lavoro, il quale prevede un taglio del cuneo fiscale di 4 punti per i redditi fino a 35mila euro lordi. Secondo gli studi, il testo già approvato porterebbe a un aumento in busta paga dal valore di circa 100 euro o poco meno. Anche in questo caso, però, il costo della manovra non è indifferente, visto che tocca i 4 miliardi di euro.

Se però ci aggiungiamo anche la manovra approvata lo scorso dicembre, la quale prevede il taglio del 2% introdotto da Draghi fino ai 35mila euro, allora il costo complessivo dell’operazione raggiunge quasi i 9 miliardi di euro. Questo, dunque, il quadro relativo alle manovre dei governi sulle tasse sul lavoro negli ultimi 10 anni. Benché gli sforzi siano stati tanti da parte di tutti i governi, empolese che le preoccupazioni degli italiani siano ancora grandi.