La politica ha fatto la sua scelta, e benché se ne parlasse da tempo, ora arriva l’ufficialità, smart working prorogato di altri tre mesi. La decisione è arrivata dopo che la proposta è stata inserita nel decreto appena varato dal Consiglio dei ministri grazie a un finanziamento di 1,67 milioni di euro. Accontentati dunque i sindacati che da tempo chiedevano tale proroga. Ma chi sono i soggetti che potranno beneficiare di tale decisione all’interno della Pubblica Amministrazione?

Altri tre mesi di proroga

Sono i cosiddetti dipendenti pubblici fragili a poter beneficiare della proroga per lo smart working.

Gli lavoratori potranno quindi continuare a lavorare da remoto, divenendo quindi equiparati ai lavoratori del privato. Tale misura, spinta dal ministro della Funzione pubblica Paolo Zangrillo, è rimasta in forse fino a poche ore prima del Cdm. Una volta arrivato l’avvallo relativo alla copertura da parte del Mef, c’è stato l’ok da parte del consiglio riunitosi. Già lo scorso giugno c’era stata la proroga di 3 mesi, ora una ulteriore posticipazione allo stop che sicuramente farà felici i soggetti interessati. Possiamo però dire che non è stato affatto semplice giungere a tale scelta, e ciò ci fa pensare che probabilmente le proroghe non saranno facilmente rinnovate per il prossimo anno.

A tal proposito, il ministro Zangrillo in passato aveva fatto capire che la decisione non era cosa facile: “Stiamo cercando di trovare una soluzione a tutela dei dipendenti fragili della Pubblica amministrazione, salvaguardando la salute di persone con patologie plurime o sottoposte a terapie salvavita ed evitando discriminazioni con le lavoratrici e i lavoratori del settore privato”. In questo modo quindi la questione sollevata sulle discriminazioni sembra finalmente risolta. C’era in effetti preoccupazione in merito al lavoro nella Pubblica Amministrazione, visto che molte aziende continuavano invece a svolgere regolarmente lo smart working per i propri dipendenti.

Smartworking prorogato, fino a quando?

Perché la PA non riusciva a risolvere questa impasse ed equiparare i lavoratori fragili a quelli del privato? Se lo chiedeva lo stesso Zangrillo, il quale non molto tempo fa dichiarava ai media:

“Non ho mai avuto preclusioni ideologiche nei confronti dello smart working, che durante la pandemia ha garantito la continuità di moltissimi servizi e che ancora oggi rappresenta una opportunità. Molte aziende stanno continuando a utilizzarlo, non vedo quindi perché la stessa cosa non possa e non debba valere per la Pubblica amministrazione, tanto più nei confronti di chi è esposto a gravi rischi non dovuti soltanto al Covid-19″.

Parole chiare che però non riuscivano a essere messe in pratica a causa della mancanza dei fondi. Con la copertura da parte del Mef però anche questo problema è stato risolto. Il nostro paese procede a piccoli passi verso una trasformazione digitale che passa necessariamente dalle infrastrutture statali. Se le istituzioni non offrono input precisi e coerenti con questa necessità, allora diventa davvero difficile. C’è ad esempio preoccupazione riguardo ai buoni pasto digitali, i quali presuppongono almeno il possesso degli smartphone da parte dei diretti interessati. A quanto pare però ci sono ancora molti cittadini (nella fascia d’eta over 60) che non sono in possesso di tali dispositivi. Lo smart working è senza dubbio un mezzo che ci aiuta nella digitalizzazione dei processi lavorativi, ma ostacolarlo non faciliterà certamente tale processo.

La novità in materia prevista dal decreto riguarda i docenti in situazione di lavoro agile che potranno essere adibiti “ad attività di supporto all’attuazione del Piano triennale dell’offerta formativa”. La proroga è stata confermata fino al 31 dicembre 2023.

I punti chiave…

  • Tra le novità del Governo c’è la proroga per lo smart working;
  • potranno beneficiarne i soggetti fragili che lavorano nella Pubblica Amministrazione;
  • la proroga è di 3 mesi, ossia fino al 31 dicembre prossimo.