Il piano era aspettare qualche mese, oltrepassare il nuovo anno e quindi rimettere sul tavolo il tema pensione. Con l’obiettivo di consegnare un nuovo sistema previdenziale pronto per il 2025.
L’ambizione (o la speranza) era di consegnare, per il prossimo biennio, un sistema previdenziale basato su una Quota 41 equa e strutturata, contando sul ponte dei meccanismi di anticipo (inclusa Quota 103) che, al momento, sembrano reggere abbastanza. A meno di cambiamenti drastici dell’ultimo minuto, è praticamente da escludere la presenza dell’auspicato metodo pensionistico nella prossima Legge di Bilancio.
In attesa dell’evoluzione dei tempi e delle discussioni, la possibilità di un ripristino (magari con qualche ritocco) del sistema previdenziale anticipato risalente all’epoca pre-Fornero ha stimolato la curiosità dei lavoratori, oltre che degli addetti ai lavori. La riforma di epoca montiana, infatti, aveva modificato i requisiti pensionistici vigenti, spostando quello di anzianità da 40 a 42 anni e 10 mesi di contribuzione, aggiungendo una finestra mobile di tre mesi. Tuttavia, la riforma aveva tirato via anche tutti gli altri meccanismi, inclusa la cosiddetta Quota 96, che consentiva il pensionamento anticipato raggiunti i 61 anni di età e un minimo di 35 di contributi.
Quota 96 nel 2024? Ecco come potrebbe funzionare il piano di anticipo pre-Fornero
Se Quota 41 viene vista come il compromesso migliore per consegnare ai lavoratori in ottica pensione uno strumento più equo, per coloro che ne hanno usufruito anche Quota 96 appare come una possibilità interessante.
C’è da dire che, al momento, si parla di una voce piuttosto che di un’opzione concreta. È possibile che una nuova Quota 96 possa richiedere un rinnovato calcolo contributivo, dal momento che l’obiettivo centrale del Governo resta la riduzione dei costi delle pensioni, anticipate e non. E questo per un motivo semplice quanto emblematico, considerando che in Italia l’elargizione delle pensioni supera abbondantemente quella degli stipendi.
Di sicuro resterebbe la possibilità di accedere alla pensione con un minor peso contributivo rispetto a quanto previsto dalla Legge Fornero. Ma con l’effetto collaterale di un assegno pensionistico più basso. Senza considerare la possibilità di ritrovarsi con un coefficiente più basso al momento del passaggio dal versamento ordinario alla pensione. Più plausibile l’introduzione di una Quota 96 limitata all’ambito dei lavori gravosi ma, anche in questo caso, andrebbe trovato un compromesso con l’esistente Ape Sociale. Al momento, le priorità sembrano condurre in direzioni diverse.
Riassumendo…
- Tra le opzioni pensionistiche per il 2024, è stata ipotizzata la reintroduzione di Quota 96, esistente nel periodo precedente alla riforma Fornero;
- l’eventuale utilizzo di un meccanismo previdenziale accessibile a 61 anni di età e 35 di contributi porterebbe a un assegno più basso. Anche considerando il minor coefficiente;
- il sistema potrebbe essere applicato esclusivamente per i lavori gravosi. Ma anche questa è solo un’ipotesi.