Del divieto di lavoro per chi va in pensione con Quota 100 abbiamo parlato spesso, in tutte le salse. Eppure anche noi restiamo come tutti a bocca aperta di fronte a questa storia grottesca che arriva da Pordenone. Protagonista, suo malgrado, un pensionato uscito dal mondo del lavoro dalla finestra Quota 100. Che fosse consapevole di non poter lavorare da pensionato o ignaro poco cambia: secondo l’Inps questa leggerezza gli deve costare un anno di pensione non dovuta (tutto il 2020). Ovvero oltre 15 mila euro.

Ma l’aspetto sconcertante riguarda la durata del “contratto di lavoro” e l’importo guadagnato: due ore e venti minuti per un totale di 30 euro. Poco conta: per l’Inps ha lavorato da dipendente, cosa che non avrebbe potuto fare dopo aver smesso di lavorare con Quota 100.

La storia del pensionato che deve restituire un anno di pensione all’Inps per un contratto di due ore

A raccontare la sua storia è Giuseppe G., un pensionato di 68 anni che nel 2019, dopo 42 anni di lavoro, decide di accedere alla pensione con la quota 100. Lui stesso ammette che l’impiegato dell’ufficio Inps gli aveva raccomandato il divieto di lavoro per 5 anni (data del perfezionamento dei requisiti per la pensione di vecchiaia). A settembre dell’anno dopo un conoscente gli chiede un aiuto per il riordino di alcuni scaffali in un centro commerciale. Incarico che egli rifiuta memore della raccomandazione sul divieto di cumulabilità. Tuttavia l’ufficio amministrativo del magazzino lo rassicura sul fatto che il tipo di lavoro non rientra nel divieto. Informazione sbagliata che egli ha evidentemente con leggerezza presa per buona. Totale ore lavorate due e mezzo nell’arco di tre mesi. Due turni in due giorni diversi.

La prima raccomandata Inps arriva a gennaio 2021: gli viene contestata la violazione della legge e richiesta la restituzione della pensione Quota 100 percepita indebitamente nel 2020.

All’ufficio Inps gli confermano che non ci sono cavilli. La legge si applica rigidamente e l’informazione datagli non era corretta. Ribadiamo infatti che il limite di guadagni fissato a 5 mila euro e ammesso per i pensionati con quota 100, si riferisce esclusivamente al lavoro autonomo occasionale. Unico aiuto possibile per evitare il salasso ad oggi per la vittima di questa storia è la rateizzazione dell’importo.

Ora l’Inps gli sta trattenendo 180 euro al mese nel suo assegno di 1.088 euro per ripagare il debito in dieci anni. L’uomo però si è rivolto ad un avvocato per capire se veramente non esiste una soluzione ad una storia tanto assurda.