Prima di cambiare il reddito di cittadinanza bisogna entrarci dentro. ovvero perché per il reddito di cittadinanza contano i nomi e le storie (e non solo i numeri)

C’è una verità nascosta dentro al reddito di cittadinanza. Niente di segreto che non si possa vedere. Solo che, evidentemente al Governo fa comodo non vederlo per raccontare la storiella della riforma del RdC per togliere il sussidio ai furbetti.

Il lavoro non basta volerlo

Definendo “gli occupabili” il Governo ha voluto fissare una linea di confine tra chi può mantenere il reddito di cittadinanza e chi ha le skill e i requisiti (fisici, anagrafici e non solo) per lavorare.

Come a presupporre che tutti questi ultimi prendano il sussidio per pigrizia.

La prima verità sotto gli occhi di tutti è che spesso il lavoro non c’è. Soprattutto in alcune Regioni del Sud che, non a caso, sono anche quelle in cui si registra il maggior numero di percettori del sussidio.

Molto spesso, inoltre, chi prende il reddito di cittadinanza, fa parte di nuclei familiari inseriti in contesti difficili dal punto di vista economico e sociale. Condizioni che possono limitare le chance di trovare lavoro. Pensiamo a chi non ha la macchina o a chi non ha neppure il diploma di maturità perché non ha potuto proseguire gli studi. Over 50enni senza titoli di studio: per loro non c’è molto spazio nel mondo del lavoro e questo non si può negare, aldilà della volontà singola e personale di ognuno.

L’Assegno di inclusione non cancella il reddito di cittadinanza

E in fondo il governo Meloni tutto questo lo sa. Ecco perché la riforma del reddito di cittadinanza non è stata drastica come annunciavano i proclami elettorali. A ben vedere l’assegno di inclusione mantiene alcuni punti in comune con il reddito di cittadinanza. Soprattutto dopo le ultime modifiche inserite nella Legge di Bilancio 2023.

I beneficiari dell’assegno di inclusione sono quelle che al loro interno contano almeno un:

  • minorenne;
  • disabile
  • percettore di assegno d’invalidità civile;

Dal reddito di cittadinanza all’assegno di inclusione: cosa cambia per le famiglie

Quindi, indipendentemente dal fatto che in questo nucleo familiare ci siano uno o più soggetti occupabili, la famiglia viene ritenuta degna di maggiore tutela. E questo per i motivi sopra esposti. Invariato il limite ISEE per il riconoscimento del sussidio (9360 euro). Per quanto riguarda il limite reddituale l’unica differenza di rilievo tra le due misure è che, nella nuova, non viene considerato nella scala di equivalenza il componente maggiorenne occupabile. Questo impatta sia nel riconoscimento del sussidio sia nel calcolo dell’importo.