Da Nord a Sud aumentano le preoccupazioni per la peste suina africana. Non manca qualche regione che sta attuando misure urgenti per constatare il fenomeno. Gli allevatori sono particolarmente preoccupati del fatto che i loro maiali possano contrarre l’infezione dai cinghiali selvatici presenti in zona. Ma quali sono le zone più colpite nel nostro Paese? Facciamo il punto della situazione.

Un problema condiviso

Alla fine i contati sono arrivati anche al Nord. Sono infatti centinaia gli allevamenti minacciati dalla peste suina africana e nei giorni scorsi si sono registrati i primi casi anche nella fauna selvatica della Pianura Padana.

Al Sud invece la situazione non è da meno, con la Basilicata che al momento è l’unica Regione italiana che ha deciso di attuare misure stringenti per ridurre il propagarsi del virus. Naturalmente, una problematica del genere può avere pesanti ripercussioni anche a livello economico, oltre che sanitario. La Sardegna non fa più notizia ormai, visto che la peste suina è presente ormai da decenni. Nel 2022 invece si sono registrati i primi casi anche in Piemonte e Liguria. I casi individuati in queste due regioni sono 1300. Nel 2023 poi l’infezione si è presentata anche in Lombardia, in particolare nella provincia di Pavia.

In questo 2024 appena iniziato, invece, a preoccupare sono soprattutto alcune provincie dell’Emilia Romagna, stiamo parlando di Parma e Piacenza. L’Unione Europea ha addirittura inserito Piacenza tra le zone di protezione, visto che l’80% dei suoi comuni sono finiti nella lista nera. Sono 40 i casi di carcasse cinghiali trovate infette. Per questo motivo, il comune piacentino ha messo in azione i droni dell’esercito per monitorare scrupolosamente la situazione. Intanto, gli allevamenti hanno costruito speciali reti per non permettere ai cinghiali selvatici di entrare in contatto con i maiali presenti nei loro campi. Insomma, la situazione si è fatta alquanto delicata in tutto il Paese.

Peste suina in Italia

Mentre gli italiani devono far fronte ai nuovi rincari dovuti all’inflazione, la situazione economica del paese è messa a dura prova anche dal proliferare della peste suina africana, nota anche con l’acronimo PSA. Come detto, in Sardegna tale virus è presente ormai da tanti anni, ma in questo caso parliamo di un’infezione geneticamente diversa da quella che invece oggi viene riscontrata nelle altre aree dell’Italia. dal 2022 infatti i casi presentano virus diversi da quello sardo. Come si spiega tutto ciò? Non c’è una risposta chiara a riguardo, ma gli esperti escludono che si tratti comunque dello stesso virus. Ciò significa che i casi di contagio registrati negli ultimi tempi sono dovuti ad altri fattori. È infatti molto probabile che il virus sia arrivato dal resto dell’Europa e la diffusione parrebbe essersi generata dal trasporto di animali contagiati o dall’abbandono di carne infetta.

Benché le preoccupazioni a livello sanitario siano molto ridotte, poiché la peste suina africana non è pericolosa per l’uomo, a livello economico invece i danni possono essere particolarmente alti. Gli allevamenti infatti rischiano di finire in ginocchio, poiché tale patologia provoca nei maiali emorragie e morti improvvise. Una volta che un suino viene infettato, gli allevatori sono infatti costretti ad abbattere tanti altri maiali per scongiurare il contagio. Al momento il Ministero dell’Agricoltura ha stanziato 19 milioni euro per il risarcimento degli allevamenti più colpiti.

I punti chiave…

  • Nel 2022 Piemonte e Liguria sono state le regioni più colpite dalla peste suina;
  • nel 2024 invece i numeri più alti si sono registrati in Emilia Romagna e Piacenza è finita nella lista nera dell’UE;
  • la Basilicata ha messo in atto misure di contenimento per limitare i contagi.