E’ il peperoncino rosso il prodotto alimentare più a rischio di contaminazione secondo il dossier “La crisi nel piatto degli italiani nel 2014? presentato a Napoli dalla Coldiretti.

Frutta e verdura: è più sicura quella italiana o quella straniera?

Per spendere meno i consumatori si affidano sempre più spesso a prodotti importati e di scarsa qualità mettendo a rischio la propria salute. Questa la tendenza risultante dalle analisi dell’Agenzia europea per la sicurezza alimentare (Efsa).   Gli italiani vivono in un Paese che gode di made in Italy di qualità per molti prodotti alimentari ma la crisi spinge a ripiegare su prodotti importati meno controllati ma più economici.

Dall’inizio della crisi, ricorda sottolinea il presidente Coldiretti Roberto Moncalvo, “sono piu’ che triplicate in Italia le frodi a tavola con un incremento record del 248% del valore di cibi e bevande sequestrati perché adulterate, contraffate o falsificate sulla base della preziosa attività svolta dai carabinieri dei Nas dal 2007 al 2013?. In quest’ottica si inserisce la decisione del ministro della Salute Beatrice Lorenzin di accogliere la richiesta della Coldiretti di abolire il segreto per rendere finalmente pubblici i flussi commerciali delle materie prime importate dall’estero “per far conoscere anche ai consumatori i nomi delle aziende che usano ingredienti stranieri per poi magari parlare di Made in Italy nelle pubblicità”. Va detto che, in alcuni casi, a spaventare sono gli scandali italiani legati alla produzione di materie prime. Si tratta tuttavia di episodi geograficamente delimitati (Terra dei Fuochi: tutti i Comuni coinvolti tra Napoli e Caserta) e che non devono metter ein dubbio la credibilità di tutto un intero ssitema di controlli volti a garantire la qualità del made in Italy.

Frutta e legumi importati: i prodotti più a rischio di contaminazione

L’allarme si concentra in particolare sul peperoncino che arriva dal Vietnam.

Non si tratta di un fenomeno marginale. Ben il 61,5% dei campioni di peperoncino di peperoncino esaminati risulta essere positivo alla presenza di residui chimici (difenoconazolo, ma anche di hexaconazolo e carbendazim). Per rendersi conto della quantità basta pensare che nel 2013 il nostro Paese ha importato 273.800 chili di peperoncino da destinare alla preparazione di sughi o ad oli insaporiti. Altri prodotti a rischio sono il riso dall’India (12,9% di campioni contaminati), le lenticchie dalla Turchia (irregolari in un caso su quattro) e le arance dall’Uruguay (il 19% contiene residui chimici in eccesso). Tra i legumi sono finiti nel mirino i fagioli dal Kenya (contaminati nel 10,8% dei casi). La classifica della frutta più a rischio invece vede ai primi posti l’ananas dal Ghana (15,6%), i cachi da Israele (10,7%), i fichi dal Brasile (30,4%). Prodotti meno comuni in Italia ma comunque non esenti da rischi sono risultati essere le melagrane dalla Turchia (40,5%), le foglie di the dalla Cina (15,1%).