Dal prossimo 20 gennaio si saprà qualcosa in più in merito alla trattativa Governo-Sindacati per la riscrittura condivisa della riforma Fornero sulle pensioni. Le ultime news ci comunicano infatti che ci saranno tre tavoli, il primo dovrebbe affrontare la questione giovani ed inoltre quella delle donne.

Pensioni news, trattativa Governo-Sindacati: la questione donne

Per i sindacati Cgil, Cisl e Uil l’equiparazione dei requisiti per il pensionamento di vecchiaia tra uomini e donne non è equiparabile. I motivi principali sono i carichi familiari nonché il gender gap ovvero la differenza di salario medio annuale tra uomini e donne.

Secondo i dati dell’Eurostat del 2014 in Italia esso era del 43,7% contro il 29,3% della Ue. Per i sindacati, quindi, dovrebbero esserci delle soglie contributive d’accesso alla pensioni compatibili con la condizione della donna. In più dovrebbe anche essere riconosciuto il lavoro in casa che non è retribuito per cui viene chiesto il riconoscimento di dodici mesi di anticipo pensionistico per ogni figlio e non solo. Anche la valorizzazione, dal punto di vista della pensione, della cura delle persone non auto-sufficienti o disabili in casa. In ogni caso il 20 gennaio non si parlerà né di età per andare in pensione e nemmeno di contribuzione. Si crede che tale argomento sarà analizzato a partire dal 7 febbraio.

Giovani: le news sulle pensioni

Altro argomento sul tavolo della trattiva Governo-Sindacati è quello del lavoro dei giovani. Il fatto è che questi ultimi solitamente entrano in tale mercato in modo discontinuo e precario per cui nel futuro non potranno contare di una contribuzione adeguata per avere una pensione dignitosa. Quindi si discuterà il 20 gennaio di una pensione di garanzia per i giovani come vorrebbero i tre sindacati. Purtroppo la questione è complessa e nonostante questa proposta sia stata messa sul tavolo più volte non è stata mai presa in considerazione. Nel dettaglio essa vorrebbe che ci fosse un fisso al mese di 1000 euro lordi di pensione a partire dai 65 anni anagrafici e 40 anni di lavoro.

Quest’ultimo inteso con tutti gli anni compresi anche con i buchi contributivi. Non ci sarebbe quindi nessun anticipo di pensione e il vantaggio per le casse dello Stato sarebbe quello di spostare la spesa in avanti senza dover riempire i buchi contributivi adesso.
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