Da anni uno dei principali cavalli di battaglia del centrodestra è la flat tax. L’ultima manovra finanziaria ha fissato a 85.000 euro il limite della flat tax al 15% per i titolari di partita Iva, ma non è un mistero che il governo Meloni voglia estendere la flat tax a tutti i lavoratori e pensionati italiani. Come influirebbe questo sugli importi delle pensioni? Una tassa piatta uguale per ciascuna persona converrebbe? Il pensiero dell’esecutivo sembra molto chiaro a questo proposito, tant’è vero che già per quest’anno si parlava di aumentare il limite fino a 100.000 euro.

Mentre si attende l’incontro del prossimo 8 febbraio in merito alla Riforma Pensioni, anche la novità legata flat tax potrà avere delle conseguenze per le pensioni.

Pensioni: la bozza di testo della riforma fiscale pronta entro due mesi

Qualsiasi provvedimento preso sulla flat tax dovrà per forza di cose passare dalla prossima riforma fiscale. La bozza di testo è attesa già per il mese di marzo, secondo l’ultima previsione del Corriere della Sera di questa mattina. Lo stesso viceministro all’Economia Maurizio Leo ha sottolineato come la riforma vedrà la luce al più tardi entro l’inizio della prossima primavera. Il primo obiettivo del governo è di semplificare il sistema delle aliquote portandole a 3: una prima aliquota al 23%, una seconda al 27% e una terza al 43%. Tale passo dovrà avvenire senza scostamenti di bilancio, ha confermato il viceministro.

Guardando a un orizzonte un po’ più ampio, ecco che si torna a parlare di equità orizzontale. Si tratta di un concetto semplice da capire e da spiegare: le tasse dovranno essere uguali per tutti, lavoratori dipendenti, autonomi e pensionati. All’inizio è probabile che la flat tax al 15% delle partite Iva possa essere il primo scaglione anche per gli altri redditi. Ciò comporterebbe l’eliminazione della no tax area, per la quale oggi i pensionati con un reddito fino a 8.500 euro non pagano le tasse, così come i lavoratori dipendenti (fino a 8.174 euro) e gli autonomi (fino a 5.500 euro).

Ridurre le agevolazioni non solo ai redditi compresi tra i 120 e 240 mila

Si pensa poi alla revisione delle cosiddette tax expenditures, cioè le esenzioni fiscali e le agevolazioni che oggi i lavoratori inseriscono nella dichiarazione dei redditi. Secondo la tesi sostenuta dal Corriere della Sera quest’oggi, il governo Meloni ha intenzione di ridurre le agevolazioni non solo ai redditi compresi tra i 120 e 240 mila ma anche alle altre fasce di reddito. Le soli eccezioni riguarderebbero le spese sanitarie e quelle sostenute per le ristrutturazioni edilizie. Infine, si va verso una razionalizzazione della struttura dell’Iva, in particolar modo quelle del 10%, 5% e 4%.