Tre step di avvicinamento alla riforma delle pensioni. Magari non per l’immediato né per l’anno prossimo. Ma, comunque, con l’obiettivo di arrivare alla Manovra 2025 con il nuovo assetto previdenziale già messo a punto.

Per la verità la maratona è già iniziata l’11 luglio scorso, con la riunione tecnica sulle pensioni di garanzia. Il prossimo step sarà il 18 del mese, con una riflessione sulla flessibilità. E, infine, si chiuderà il cerchio il 5 settembre, dopo la pausa d’agosto e con l’obiettivo di dare chiarezza sul futuro di Opzione Donna.

Teoricamente, almeno per l’anno 2024, lo strumento di anticipo destinato alle lavoratrici dovrebbe restare al suo posto, al pari degli altri meccanismi di uscita anticipata dal mondo del lavoro. Al limite, potrebbero manifestarsi i presupposti per il richiesto ritocco alle procedure di accesso, fortemente ristrette con l’ultima Legge di Bilancio e che i sindacati vorrebbero riportare all’assetto originario, in modo tale da favorirne la fruizione a un numero maggiore di beneficiarie. Un passaggio che, tuttavia, potrebbe presentare qualche problematica.

Più complicato potrebbe essere trovare l’intesa sulle pensioni di garanzia per i giovani, affinché i lavoratori delle generazioni più recenti possano beneficiare perlomeno di una quota base certa a fronte di una carriera lavorativa estremamente discontinua. Almeno per la maggior parte dei lavoratori più giovani. Per il momento i sindacati sono ermi sulla loro proposta di costituire una pensione contributiva garantita in relazione ai versamenti effettuati, con possibilità (per il momento solo ipotizzata) di ricorrere alla fiscalità generale. Un accordo andrà trovato, anche perché le prospettive pensionistiche per una generazione e mezza sono tutt’altro che rosee. Una sida parallela a quella del salario minimo.

Pensioni, lo step del 5 settembre: cosa potrebbe accadere prima della riforma previdenziale

Al 18 luglio, a ogni modo, sarà posto lo snodo centrale.

In quella data, infatti, sarà discussa la flessibilità di uscita dal mondo del lavoro. E, per estensione, il meccanismo cardine che farà parte della prossima riforma delle pensioni. Per il momento, governo e sindacati sembrano d’accordo sul fatto di procedere per un ulteriore anno con Quota 103, Ape Sociale e le restanti forme di anticipo, basandosi sia sul gradimento parziale che sulla logica dei tempi.

Un ulteriore anno di lavoro, infatti, sarà probabilmente necessario per consegnare una riforma strutturata, a patto che al 2025 si arrivi con un piano già pronto per essere messo in pratica. Inutile dire che, come accaduto in passato, il fronte pensioni sarà una sfida cruciale per il futuro del governo. Al momento, l’ipotesi regina è quella di Quota 41 e ricalcolo contributivo della pensione, passo successivo alla messa in soffitta di Quota 103 e delle sue regole (ossia 62 anni di età e 41 di contributi).

Il 5 settembre, come detto, sarà la data (probabilmente) decisiva per Opzione Donna. La misura dovrebbe restare al suo posto ma l’auspicio di una nuova estensione delle regole potrebbe restare tale. Il governo, infatti, non sembra propenso ad allargare nuovamente i confini, valutando anzi l’introduzione di condizioni ulteriormente restrittive. Secondo quanto emerso finora, potrebbe essere lasciato intatto il requisito anagrafico ma rimuovendo lo sconto di un anno per ogni figlio. In alternativa, potrebbe essere alzata l’età (magari di uno o due anni) mantenendo inalterate le altre condizioni, incluso il requisito contributivo di 35 anni.

Riassumendo

  • È ripreso, a ine giugno, il confronto tra governo e sindacati sul futuro delle pensioni. Tre incontri, dall’11 luglio al 5 settembre, per discutere gli strumenti pre-riforma;
  • il prossimo 18 luglio si decide sulla flessibilità di uscita: per il 2024 dovrebbero restare Quota 103 e Ape Sociale;
  • il 5 settembre si definirà il futuro di Opzione Donna: la misura dovrebbe restare ma si ipotizzano condizioni più restrittive.