Nella giornata di ieri c’è tanto il tanto atteso confronto tra il Governo e i sindacati sulle tematiche “pensioni e giovani” e soprattutto sulle tanto attese modifiche a Opzione Donna.

L’incontro è stato però deludente, ha dichiarato Christian Ferrari, che è il sottosegretario confederale della Cgil. Ha spiegato che il Governo non ha dato risposte e ciò a partire dal ripristino delle condizioni per l’accesso a Opzione Donna. Tale segnale ha continuato “non fa ben sperare sulla credibilità e la serietà di un percorso che avrebbe ben altra ambizione”.

Intanto da Nord a Sud proseguono le proteste per i nuovi requisiti richiesti per Opzione Donna: aumento dell’età e limitazione alle categorie dell’Ape sociale. Domenico Proietti, segretario confederale Uil, in un’intervista a Today ha spiegato il perché la nuova misura dovrebbe essere immediatamente rivista. Il motivo è che già essa penalizza l’assegno del 30%. Se poi si aumenta l’età da 58 a 60 anni diventa una cosa priva di senso.

Per quanto concerne il problema della mancanza di coperture, per Proietti si tratta di un alibi perché Opzione Donna è calcolata interamente con il sistema contributivo. Nel lungo periodo, quindi, allo Stato non costa nulla perché i contributi li versano le lavoratrici.

Arriva il comunicato ufficiale redatto dalla Cgil

Nel comunicato stampa emanato dalla Cgil dopo il confronto tra Governo-Sindacati si legge che il tavolo sulle pensioni è stato deludente. Christian Ferrari ha spiegato che la prima cosa chiesta è stata la modifica a Opzione Donna ripristinando i vecchi requisiti in vigore fino a dicembre scorso. Su tale punto, ha aggiunto, la ministra Calderone si era impegnata a gennaio a portare una proposta ma così non è stato.

Con un intervento correttivo, ha spiegato, si sarebbe data una risposta a più di 20 mila lavoratrici che ne hanno fatto richiesta. In più, esso sarebbe stato un timido passo per dare credibilità al confronto complessivo sulla previdenza.

C’è da aggiungere inoltre un altro elemento, ha sottolineato sempre Ferrari.

Con la riforma Fornero le donne sono state quelle più colpite perché è stata allungata l’età per andare in pensione. Addirittura di 7 anni per chi aveva iniziato a lavorare prima del 1995 e diversi in più per quelle che si trovano nel regime contributivo.

Andare in pensione a 62 anni e capitolo giovani

Oltre alle modifiche a Opzione Donna, un altro tema cardine del confronto di ieri è stata l’importanza di andare in pensione a partire da 62 anni. Inoltre è stato chiesto un ulteriore riconoscimento previdenziale per le donne che svolgono un lavoro di cura in ambito familiare.
Anche i giovani sono stati al centro del confronto.

Il problema è che se costoro non avranno certezze e saranno incentivati a restare nel mercato del lavoro versando contributi, l’attuale sistema di previdenza potrebbe crollare. Quindi si dovrebbero creare nuove possibilità di impiego, aumentare i salari e combattere la precarietà e non aumentare i voucher o prorogare i contratti a termine.

Infine i sindacati hanno ribadito che andrebbe introdotta una pensione contributiva di garanzia “inserendo elementi di solidarietà nel sistema e agendo attraverso il mix tra anzianità ed età di uscita”. Il Governo al termine del confronto si è impegnato a riconvocare nuovamente il tavolo durante il quale l’attenzione sarà nuovamente rivolta alle modifiche per Opzione Donna e i giovani.

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