Dal 2012 gli esercenti e i commercianti che presentano fatturati superiori ai 25 mila euro annui sono obbligati a offrire ai propri clienti la possibilità di effettuare pagamenti con Pos. Si tratta di una direttiva che però fino a qualche anno fa era abbastanza elastica, visto che non prevedeva alcuna sanzione se non rispettata. Ma come pretendere che qualcosa sia obbligatorio se non si pone una multa a chi la trasgredisce? Da alcuni anni quindi sono scattate le sanzioni. A quanto ammontano, e soprattutto cosa può fare il cittadino se gli viene rifiutata questa possibilità?
La lotta all’evasione fiscale
Il pagamento in contanti è fortemente ostracizzato da alcuni anni e il motivo è semplice, combattere l’evasione fiscale.
La sanzione ammonta a 30 euro più il 4% dell’ammontare della mancata transazione. Ricordiamo che fino a qualche tempo fa si era parlato di alcune esenzioni, ed effettivamente per tabaccai e per spese inferiori ai 60 euro c’era la possibilità di rifiutare i pagamenti con Pos. Tale direttiva però ha avuto vita breve e oggi quindi anche un semplice caffè può essere pagato con carta se il cliente lo desidera. In sintesi, il commerciante non si può rifiutare. Anche i cittadini devono sentirsi tranquilli in tal senso, molti infatti si sentono ancora insicuri ad adoperare la propria carta di debito poiché oltre al timore delle truffe online c’è anche quello di transazioni fasulle.
Pagamenti con Pos, l’impegno dei cittadini
Ovviamente, la palla a questo punto passa ai cittadini, i cosiddetti consumatori che diventano parte attiva, se non i veri e propri protagonisti della vicenda. Come dicevamo, il pagamento con Pos è fortemente agevolato e spinto dalle istituzioni al fine di combattere l’evasione fiscale. Il pagamento in contanti però non è stato ancora bandito ed è quindi la scelta libera dei consumatori a decidere quelle delle due possibilità scegliere. In teoria, il cittadino dovrebbe valutare il motivo per il quale il professionista gli rifiuta la transazione elettronica. Ora, pretendere che i cittadini diventino di colpo dei supervisori forse è un po’ troppo. Ad esempio, il commerciante potrebbe dir loro che non è possibile pagare con carta perché il terminale è momentaneamente rotto, oppure perché non c’è connessione internet. Come fa in questo caso il cittadino a verificare che la motivazione sia vera?
Pretendere che si trasformi in integerrimo cittadino è forse un po’ troppo (anche se dovrebbe essere la normalità, almeno concettualmente parlando), soprattutto perché non ha i mezzi per verificare se effettivamente il professionista dice il vero oppure no. Quel che però può fare, se proprio non vuole segnalare l’episodio all’Agenzia delle Entrate perché non sicuro della malafede del negoziante, è di rifiutare di effettuare i suoi acquisti in tale negozio e andare altrove. Probabilmente se tutti facessero così, allora il professionista in questione sarebbe costretto a risolvere il suo problema (oppure a smettere di fingere che ci sia).
I punti chiave…
- professionisti e commercianti non possono mai rifiutare il pagamento con Pos ai propri clienti;
- se lo fanno scatta una sanzione di 30 euro più il 4% dell’ammontare della transazione;
- i cittadini possono segnalare eventuali illeciti alla Guardia di Finanza o all’Agenzia delle Entrate.