In seno all’Unione europea si discute ancora se il Nutri-Score ideato in Francia nel 2017 debba essere esteso come sistema unico di classificazione dei valori nutrizionali o meno. Al momento è presente in Francia, dove è nato, Belgio, Paesi Bassi, Lussemburgo e Germania. L’Ue deve fare i conti con la contrarietà di alcuni Stati membri, tra cui spicca il no dell’Italia. Il nostro Paese, infatti, lo ritiene penalizzante sia per i prodotti Igp che quelli Dop. Ed ecco che sorge spontanea la domanda: in che modo il Nutri-Score valuterebbe i prodotti del made in Italy? Come rende noto il Corriere della Sera in un approfondimento, un recente report dell’agenzia Gea (Green economy agency) in collaborazione con l’università di Pisa ha provato a dare una risposta in tal senso.

Ecco il risultato.

Nutri-Score penalizza i prodotti made in Italy? Olio extra vergine di oliva, Parmigiano reggiano e Prosciutto di Parma sotto la lente d’ingrandimento

Come primo esempio il report ha preso in esame l‘olio extravergine di oliva, una delle eccellenze del nostro made in Italy. Ebbene, se il Nutri-Score entrasse in vigore, il nostro olio finirebbe nella categoria C (quella evidenziata in giallo). A causa dei 99,9 grammi di lipidi e di un valore energetico pari a 899 kcal. Quello che il Nutri-Score non dice è che i grassi che compongono l’olio extravergine di oliva sono acidi grassi insaturi appartenenti alla serie omega. Dunque fondamentali per l’organismo.

Fa ancora peggio il parmigiano reggiano. Secondo il principio di calcolo del Nutri-Score, un altro dei prodotti del made in Italy per eccellenza finirebbe in categoria D (quella arancione per intenderci). A causare il cattivo risultato sono i 600 mg di sodio e i 29,7 grammi di grassi, per un valore complessivo energetico pari a 397 kcal. Anche qui però c’è un ma. Perché se è vero che la concentrazione di sodio è particolarmente elevata, è altrettanto vero che sono presenti elementi fondamentali quali calcio, fosforo e vitamine B2, A e H.

Risultato perfino peggiore per il prosciutto crudo di Parma

Risultato perfino peggiore per il prosciutto crudo di Parma, dietro la lavagna con il bollino rosso e la lettera E. In questo caso la criticità principale è rappresentata dal valore energetico di 269 kcal, unito ai 18,3 grammi di grasi, 1.760 mg di sodio e 0,3 grammi di carboidrati. A salvarsi, si fa per dire, sono soltanto i 25,9 grammi di proteine. Quello che però l’etichetta del Nutri-Score non dice è che il prosciutto crudo di Parma riduce l’aggravio per i reni e contiene importanti minerali come il selenio, lo zinco, il fosforo e il potassio. Insomma, a conti fatti l’Italia non ha tutti i torni a criticare il sistema del Nutri-Score.