Il Giappone ha ritirato dal commercio la marmellata biologica made in Italy: a considerare la confettura radioattiva è stato il distretto Shibuya-ku di Tokyo. Stiamo parlando nello specifico di una nota marca di marmellata italiana: Fiordifrutta della Rigoni di Asiago.   Ben 5.184 barattoli di confettura al mirtillo importati dalla Mie Project sono stati sequestrati dalle autorità nipponiche.  

Mirtilli neri dall’Est Europa contaminati da Chernobyl?

A preoccupare è la presenza nei mirtilli neri, di provenienza bulgara,  di percentuali elevate di Cesio 137: 140 becquerel (Bq) al Kg.

I controlli si sono attivati dopo la denuncia fatta dal giornale locale Shukan Asahi. La contaminazione, vista la provenienza dei mirtilli neri usati, si deve all’incidente di Chernobyl del 1986. Sospetti coerenti con le raccomandazioni della Commissione della Comunità europea del 1 aprile 2003 in cui si specifica che, proprio bacche e funghi, oltre agli animali domestici, tendono a trattenere il cesio radioattivo più a lungo. Maggiori conferme sul collegamento con l’incidente di Cherbonyl arriverebbero analizzando il rateo tra Cesio 137 e Cesio 134.  

Marmellata italiana radioattiva: la difesa della Rigoni di Asiago

L’azienda italiana difende il suo prodotto: l’equivoco si è creato in seguito al ritocco verso il basso dei limiti di Cesio ammessi negli alimenti da parte delle autorità giapponesi. Una variazione significativa che però il distributore aveva omesso di comunicare al produttore italiano. Si tratta peraltro di limiti molto discrezionali: la marmellata bio sequestrata sarebbe stata giudicata a norma in molti altri Paesi. Nella nota firmata da Andrea Rigoni, amministratore delegato di Rigoni di Asiago, si legge inoltre che andranno approfondite anche le responsabilità del Giappone visto che il lotto sequestrato si trovava in deposito da oltre un anno. I sospetti che l’azienda italiana avanza, neanche troppo velatamente, sono quelli della volontà di boicottare i prodotti europei a favore di quelli locali dopo il drastico calo di produzione conseguito all’incidente nucleare di Fukushima.

In conclusione del suo intervento Andrea Rigoni si è detto amareggiato per il modo in cui i media italiani hanno presentato la notizia: volti più allo scoop che all’accertamento della verità nell’obiettivo di difendere il made in Italy. Allarme rientrato?