«Chi ha autorizzato il governo Letta ha trattare, per conto dei contribuenti italiani, con i Re delle slot machine? È del tutto ridicolo che tale condotta immorale, da parte del governo, non possa essere denunciato in nessun posto. In Italia tale impunità e immunità è disgustosa. Ancora una volta, apprendo dai giornali, dei giochetti di potere, scambi di favore e denaro pubblico tra amici ed affiliati. Hanno trasformato la casa pubblica nella tana del clan». Il presidente della Federcontribuenti, MarcoPaccagnella, si riferisce al trattamento di favore accordato, dal governo, ai Re delle slot machine; alcune di queste società sono addirittura sponsorizzate sulle televisioni e sui giornali.
«Non si fanno scrupoli ad annientare la vita di un cittadino per poche centinaia di euro, definendolo evasore fiscale e causa di tutti i mali dei conti pubblici e dell’economia, poi, graziano i veri evasori fiscali, personaggi dalla condotta truffaldina e criminosa, per scoprire poi, che sono amici di amici». Molte di queste società sono in mano a fondi di investimento con teste in Paesi offshore, altre hanno guai giudiziari, altre ancora hanno forti legami politici. «Ci sarebbe abbastanza materiale per metter su milioni di processi con richiesta di risarcimento danni, ma, grazie alla loro idea di giustizia, con lo stato pietoso in cui versa il nostro apparato giuridico, la faranno franca anche stavolta. Questi per noi sono crimini di Stato, rappresentano l’alto tradimento, l’ingiuria e l’offesa oltre che una ripetuta rapina».
La Corte dei Conti è stata chiarissima, i gestori del gioco d’azzardo, dovevano pagare di multa 2,5 miliardi di euro, cifra condonata dal governo Letta. Tali gestori, tra il 2004 e il 2006, non avevano collegato le slot al sistema informatico della Sogei, la società di Information and communication technology del ministero dell’Economia e delle Finanze. Il 75% del 2,5 miliardi di euro sono stati abbonati con una facilità e destrezza colpevole.
Inoltre, i gestori colpevoli, erano stati incaricati direttamente dai Monopoli di Stato di mettere in rete tali macchinette rovina famiglie, 
«gestori conosciuti da chi aveva il compito di supervisionare e controllare che il tutto fosse a norma di legge, quindi legale». Le società sono: la Bplus, la Sisal Slot, la Cogetech, la Gamenet, la Snai, la Hbg, la Gmatica, la Cirsa Italia, la Codere e la Gtech. Conosciamole più da vicino: Il leader del comparto è la BPlus di Francesco Corallo, la cui famiglia era stata in passato segnalata dall’Antimafia per la vicinanza con il boss Nitto Santapaola, come denuncia La Repubblica. La BPlus è stata multata per 845 milioni di euro, ne pagherà solo 211,2 milioni. ” Il suo leader, Francesco Corallo, vicino all’area di An attraverso l’ex parlamentare e rappresentante di BPlus, Amedeo Laboccetta (ora Pdl), è stato indagato per associazione per delinquere dalla procura di Milano e dopo 14 mesi di latitanza, in seguito a una ordinanza di arresto, ad agosto si è consegnato alle forze dell’ordine per difendersi dalle accuse. L’inchiesta milanese dei pm Roberto Pellicano e Mauro Clerici verteva proprio sul mondo dei giochi d’azzardo. Secondo le ricostruzioni della procura, esisteva un canale privilegiato per le società del settore per ottenere finanziamenti da parte della Banca Popolare di Milano. Qui regnavano indisturbati il presidente Massimo Ponzellini e il suo “tuttofare”, Antonio Cannalire, a sua volta amico dell’ex braccio destro di Giulio Tremonti, Marco Milanese, ritenuto dagli inquirenti il referente parlamentare delle società attive nel settore dei giochi d’azzardo sui quali il governo di cui Tremonti era ministro dell’Economia si era mostrato molto attivo ”. La Sisal, pagherà solo 61,2 milioni invece dei 245, questa è controllata dai fondi di investimento Permira, Apax e Clessidra, il iglio del fondatore, ha nel 2001 patteggiato una pena di 20 mesi per false fatturazioni finalizzata a creare fondi neri, mentre l’attuale amministratore delegato, Emilio Petrone, è stato indagato nell’ambito dell’inchiesta sulla Bpm, per i legami con Cannalire e per un presunto versamento di 860mila euro a Ponzellini per ottenere crediti facili.
La Snai e la Cogetech, entrambe partecipate da Investindustrial, il fondo estero della famiglia Bonomi, salderanno rispettivamente 52,5 milioni e 63,7 milioni al posto dei 210 e 255 contestati. Nella Snai, Andrea Bonomi, socio di riferimento di Investindustrial e successore di Ponzellini alla presidenza della Popolare di Milano, condivide il controllo con banche e assicurazioni, mentre in Cogetech con altri soci finanziari. La Gamenet dei 235 milioni di euro verserà solo 63,7 milioni. Il condono favorirà l’azionista di riferimento, il fondo Trilantic Capital Partner, il cui principale referente è Vittorio Pignatti, un ex banchiere della Lehman Brothers, noto per essere stato uno dei consulenti di Roberto Colaninno nella scalata a Telecom Italia. La Hbg pagherà 50 milioni e non 200, mentre la Gtech chiuderà il tutto con 25 milioni contro i 100 contestati. L’azionista di riferimento della prima è Antonio Porsia: quest’anno, a lui e ai vertici del gruppo, le Fiamme Gialle di Roma hanno sequestrato beni immobili e disponibilità finanziarie del valore complessivo di oltre 14 milioni di euro, perché dal 2007 in avanti, avrebbero trasferito attività del patrimonio della società all’estero e, in particolare, in Lussemburgo, per evitare la riscossione coattiva da parte dell’Erario. La seconda, più nota come Lottomatica, fa parte del gruppo De Agostini delle famiglie Drago-Boroli. Per loro niente di simile a Porsia, ma Marco Drago, il numero uno della holding del gruppo, la B&D Holding di Marco Drago e C. S. a. p. a., ha messo a verbale il 13 gennaio 2012, davanti al pm Eugenio Fusco nell’ambito dell’inchiesta sul tesoro occulto di Gianni Agnelli, di aver avuto conti offshore coi quali la sua famiglia ha acquistato dall’Avvocato alcuni posti barca a Port Beaulieu in Costa Azzurra.
Conti poi scudati grazie alle leggi di Tremonti.
Le spagnole Codere e Cirsa, al 100 per cento rispettivamente del gruppo Codere Internacional e Cirsa di Cirsa international Gaming Corporation, avranno la possibilità di pagare 28,7 e 30 milioni, quando la multa originaria prevedeva per loro 115 e 120 milioni. Entrambe sono diventate famose in Italia con il boom delle sale Bingo, alla fine degli Anni 90. La prima si era alleata con Vittorio Casale, manager ai tempi considerato vicino a Massimo Dalema e diventato poi un immobiliarista che ruotava intorno alla Unipol di Giovanni Consorte: è stato arrestato due anni fa dalla procura di Milano per bancarotta fraudolenta, mentre la Codere oggi è tra i candidati a rilevare la Bplus di Corallo. La Cirsa invece fu conosciuta da tutti quando alla Festa dell’Unità del Testaccio di Roma aprì uno stand volante dove era possibile giocare alla nostrana tombola. Oltre al Bingo, le due società sono tra i leader nei mercati latini delle slot machine. ( Fonte La Repubblica )  
Roberta Lemma
Responsabile Ufficio Stampa Federcontribuenti