“Oggi non sono solo i diritti di lesbiche, omosessuali e bisessuali ad essere rafforzati, ma quelli di tutte le minoranze”: esclama felice la co-presidente dell’Organizzazione svizzera delle lesbiche, Salome Zimmermann. Ed esulta, perché da adesso in Svizzera l’omofobia è punita come razzismo dopo che gli elettori svizzeri hanno approvato in un referendum popolare – con oltre il 63 per cento dei consensi – la nuova legge che equipara l’omofobia agli altri reati di incitamento all’odio con una pena detentiva fino a tre anni o una pena pecuniaria.

Una norma a cui si erano invece opposti i conservatori e i populisti chiamando in causa la libertà di espressione e parlando in alcuni casi di vera e propria ‘censura’. Soprattutto l’Unione democratica federale (Udf), piccolo partito di matrice cristiana-conservatrice, aveva lanciato un referendum per bloccare il provvedimento. Misura, fra l’altro, ancora assente anche in Italia, dove le offese nei confronti delle persone lgbt non sono punite penalmente. Nel Canton Vaud il sì alla legge ha raggiunto l’80,2%, a Ginevra il 76,3% e a Zurigo il 63,5%. Solo tre piccoli cantoni germanofoni del centro e dell’est del Paese hanno registrato una maggioranza di misura al ‘no’.

Per il promotore della nuova norma, il parlamentare socialista Mathias Reynard, il sostegno popolare alla norma anti-omofobia è “un magnifico segnale” per tutte le persone interessate. “L’odio e la discriminazione non hanno più posto nel nostro Paese”, ha aggiunto citato dai media elvetici. La sua iniziativa parlamentare contro l’omofobia era stata depositata nel 2013 e ha affrontato un percorso parlamentare di sette anni prima di essere approvata dal Parlamento nel 2018. Il testo in votazione era appoggiato dal governo e dalla maggioranza dei partiti.

La legge attuale puniva solo la discriminazione religiosa o razziale. Così, gli attivisti della comunità Lgbt hanno descritto il risultato come un “chiaro segnale contro l’odio” e hanno aggiunto che continueranno la loro lotta politica per il matrimonio tra persone dello stesso sesso, tema che sarà discusso il prossimo mese in Parlamento.