Il mercato del rame sta per decollare, gli analisti prevedono un vero e proprio boom e il motivo è da riscontrarsi nella transizione energetica che ormai tutti i Paesi stanno operando. Da qui al 2035 la domanda crescerà in maniera esponenziale a causa dei pochi investimenti fatti per la sua estrazione dalle abbondanti riserve disponibili.

Il nuovo padrone

L’economia green sta per decretare un nuovo padrone; dall’età dell’oro a quella del rame. Nonostante le abbondanti riserve, nei prossimi anni la domanda di rame è destinata a crescere e non si è fatto abbastanza per soddisfarla.

A questo c’è poi da aggiungere che la scarsità d’acqua in alcune zone è uno dei limiti alla sua produzione, altro elemento che quindi farà lievitare il prezzo. A fare il punto della situazione ci ha pensato J Safra Sarasin, banca privata svizzera, con un report intitolato “L’età del rame – La transizione energetica ha bisogno di più metalli e minerali”. In tale studio si evidenzia quanto il rame sia fondamentale per la cosiddetta economia green che si vuole raggiungere a tutti i costi. Ma a quanto pare il costo stavolta sarà davvero salato.

Elettricità e riscaldamento dipendono ancora fortemente dai combustibili fossili e il rame risulta essere cruciale in tutte queste tecnologie alternative, come i pannelli solari o le turbine eoliche. A tal proposito ecco le parole di Frank Hartel, Head Asset Allocation di J. Safra Sarasin:

“Prevediamo ulteriori pressioni al rialzo dei prezzi e presentiamo le opzioni per trarne vantaggio: la transizione energetica richiede investimenti significativi nelle infrastrutture, poiché la produzione di elettricità, ma anche il riscaldamento e la mobilità dipendono ancora in larga misura dai combustibili fossili. Il rame è particolarmente cruciale in quasi tutte queste tecnologie. Per quanto riguarda la produzione di elettricità, è necessario investire in modo significativo nei pannelli solari e nelle turbine eoliche, che dipendono fortemente dal rame e da altri minerali per la loro produzione. La domanda chiave è se l’aumento della domanda derivante dalla transizione energetica verde possa essere soddisfatto da un equivalente aumento dell’offerta”.

Il rame verso il boom

Ma quali sono i paesi che estraggono più rame e che quindi potrebbero giovare di questo boom economico che a breve lo vedrà protagonista? Secondo i dati raccolti, Cile e Peru rimangono dominano il settore, rispettivamente con il 24% e il 10% dell’estrazione.

A seguire abbian poi Congo e Cina. Questi primi quattro produttori insieme rappresentano più della metà dell’estrazione globale. Per quanto riguarda invece la raffinazione, a dominare incontrastata è la Cina con il 42%. Le riserve non spaventano gli analisti, i quali credono che siano appunto molto ampie. Il problema semmai è che non sono sufficientemente sfruttate, poiché servirebbero infrastrutture adeguate nelle quali però non si è invece investito.

Essendo il rame un materiale estratto e lavorato sostanzialmente in pochi paesi, il rischio è che possa diventare merce rara a seconda dei cambiamenti geopolitici, delle tensioni sociali del Paese d’estrazione, o anche semplicemente dall’instabilità ambientale. Oltre alla scarsità d’acqua, vi si aggiungono anche i rischi climatici, ormai elemento che sta caratterizzando tutto il pianeta. Insomma, l’espulsione della domanda di rame è destinata a crescere. Stavolta non si parla di un boom come quello dei diamanti con pietre sintetiche, ma di un vero e proprio fenomeno che si poggia su motivazioni e dinamiche molto forti. Il riciclaggio di oggetti, come le batterie EV esaurite, potrebbe essere il sistema ideale per rendere la caccia al prodotto primario meno esasperante.

I punti chiave…

  • la transizione green sta portando all’esplosione di un materiale in particolare, il rame;
  • tale elemento è utilizzato in tutti i processi tecnologici alternativi ai combustibili fossili;
  • Cile e Perù sono i Paesi che ne estraggono di più, mentre per la raffinazione è la Cina il paese dominante.