Si fa sempre più complicata la posizione tra Google e Apple dopo l’accusa dell’Antitrust. Big G sta sfruttando la sua posizione di potere e soprattutto le sue facoltà economiche per mantenere il primato nei motori di ricerca e spazzare via quindi illecitamente la concorrenza. Ora il processo negli Stati Uniti potrebbe arrivare a una svolta dopo che un testimone ha rivelato un’informazione importante riguardo all’accordo tra i due colossi.

L’errore del super testimone

Quante volte durante i film abbiamo visto scene processuali in cui il legale incalza il testimone o l’indagato stesso sul banco davanti al giudice? Deve essere andata più o meno così, o forse il testimone interrogato durante il processo ha semplicemente commesso un errore svelando un illecito tra Google e Apple che ora sta facendo il giro del web.

In sostanza, il testimone ha svelato un dettaglio importante relativo a quanto realmente paga Big G ad Apple per far sì che il suo browser Chrome rimanga preinstallato sui suoi device. Ricordiamo infatti che la casa di Cupertino ha il suo browser personale, si tratta di Safari, e non sarebbe quindi necessario che gli iPhone contengano anche Chrome al momento dell’acquisto, ossia come impostazioni di fabbrica di base.

A quanto pare però l’accordo siglato dai due colossi è particolarmente redditizio per entrambi. Al colosso di Mountain View conviene che Apple non gli faccia guerra con il browser per Google Search, mentre ad Apple va bene essere permissiva poiché Big G gli offre un profumato compenso. Ebbene, secondo il testimone, tale compenso si traduce nel 36% degli introiti delle pubblicità relative alle ricerche degli utenti effettuate su Safari. Non possiamo sapere con certezza a quanto ammontano tali introiti e quindi a che cifra si riferisce concretamente questa percentuale. Sappiamo però che ogni anno Google paga all’azienda della mela morsicata una somma non indifferente.

Google e Apple, l’accordo segreto

Secondo gli esperti di Statista, nel 2022 ha incassato dalla pubblicità ben 224 miliardi di dollari. Fare una stima per capire quanta di questa pubblicità provenga da Safari o da altri browser non è possibile, ma è chiaro che comunque parliamo di diversi miliardi di euro. Sempre nell’ambito di questo processo, è emerso che nel 2021 Google ha pagato in totale 26 miliardi di dollari per i cosiddetti “default contract” Con questo termine ci si riferisce proprio agli accordi che permettono al suo motore di ricerca la scelta predefinita su determinati browser e piattaforme. Ora però le cose si complicano per Big G, visto che tali accordi non dovevano essere trapelati. Il dito è puntato contro il testimone in questione, tale Kevin Murphy, assunto da Google nel campo della ricerca.

Secondo gli accordi presi in fase processuale, il testimone in questione non doveva svelare questo dettaglio, il quale è stato dunque dichiarato per errore. L’avvocato infatti aveva preteso che le informazioni rilasciate durante il processo non finissero poi di dominio pubblico, proprio per non aggravare la posizione di Big G nei confronti della concorrenza. Quel che è certo è che ora l’accordo tra Google e Apple rischia di incattivire ancora di più i competitor, i quali probabilmente cercheranno di avere una maggior tutela da parte degli organi legislativi.

E magri, perché no, regolamentare una volta per tutte anche il sistema di indicizzazione dei risultati su Search, grande mistero della fede che ancora nessun esperto SEO è mai riuscito a scoprire. Mentre il mondo si scuote per la rivoluzione apportata dall’intelligenza artificiale, anche l’internet prende un bello scossone, c’è già chi vede in questo caso processuale l’inizio di un nuovo riassetto tra i motori di ricerca.

I punti chiave…

  • durante il processo testimone svela gli accordi tra Google e Apple;
  • Big G ancora sul banco degli imputati per il suo abuso di potere contro la concorrenza;
  • secondo le dichiarazioni rilasciate a processo, la casa di Cupertino percepisce il 36% degli introiti pubblicitari derivanti dalle ricerche effettuate su Safari.