L’Italia ha già pagato l’acquisto di 90 caccia F-35 per la Marina, anche se il numero di è ridotto di 41  esemplari grazie all’intervento del governo Monti per un risparmio netto di 5 miliardi di euro. Dei 90 caccia “ordinati” dall’Italia, 60 sono modelli tradizionali, mentre 60 sono F35B, modelli dal decollo corto e dall’atterraggio verticale di cui i primi tre esemplari saranno consegnati proprio nel corso del 2013 (SPECIALE DOSSIER F35: 10 pagine su chi ha deciso, chi ci guadagna, e come se ne esce).

Quest’ordine dovrebbe costare all’Italia 80 milioni di dollari per ogni caccia, per un totale di 12 miliardi di euro. L’adesione al progetto “Joint Strike Fighter” venne decisa nel 2002 dal Governo Berlusconi, e riconfermata lo scorso anno dal governo Monti che ha però ridotto il numero degli esemplari in ordine. Purtroppo proprio sul modello F35B i sono registrati svariati problemi durante i test. In Italia la polemica scatenata dall’acquisto dei cacciabombaridieri va avanti ormai da oltre un anno, e si è riacutizzata con la campagna elettorale nella quale si sta facendo notate che non è il caso che l’Italia acquisti nuovi caccia quando non ha neanche i soldi per pagare la cassa integrazione. Ma dopo un rapporto del Pentagono in cui si dichiara che gli F-35 potrebbero saltare in aria se colpiti da un fulmine, si scatenano le ire del centro sinistra, che ha fatto della lotta contro l’acquisto degli F-35 il suo  cavallo di battaglia, e quelle di Antonio Di Pietro “E’ gravissimo che si sperperino soldi pubblici per acquistare i cacciabombardieri F-35 e i sommergibili mentre le famiglie italiane non arrivano a fine mese, gli operai restano senza lavoro e troppe imprese chiudono. Il professor Monti, che parla tanto d’Europa, lo ha letto il Sunday Telegraph? Lo sa questo governo dimissionario e guerrafondaio che gli F-35, oltre ad essere costosissimi, sono anche delle vere e proprie bombe volanti? Non siamo noi a denunciarlo, ma un rapporto del Pentagono”.
Il rapporto citato da Di Pietro rivela che il moderno e avanzatissimo caccia f-35 Jsf Lockheed Martin potrebbe esplodere non soltanto se colpito da un nemico, ma anche se per caso venisse colpito da un fulmine poichè, nella continua  ricerca per alleggerire il velivolo, lo spessore del serbatoio del carburante è stato ridotto troppo, diventando in questo modo più vulnerabile sia ai colpi dei nemici che ai fulmini. Per ora gli F-35 hanno il divieto di volare  a meno di 45 Km da un temporale per evitare il rischio fulmini, fino a quando non sarà sostituito il serbatoio del carburante con uno  più robusto, come nei modelli più “antichi”. Fino ad ora sono stati realizzati soltanto 63 dei 2.443 esemplari in progetto e si spera che sugli esemplari futuri il problema del serbatoio venga risolto.