Lettere di minacce, richieste di pignoramenti anche per debiti di importo molto più basso del valore dell’immobile e continue telefonate di sollecito per il recupero crediti possono costituire reato di stalking?

Federcontribuenti ritiene che vi siano assolutamente gli estremi per ricondurre queste pratiche alla fattispecie descritta all’articolo 612-bis del codice penale (“Salvo che il fatto costituisca più grave reato, è punito con la reclusione da sei mesi a quattro anni chiunque, con condotte reiterate, minaccia o molesta taluno in modo da cagionare un perdurante e grave stato di ansia o di paura ovvero da ingenerare un fondato timore per l’incolumità propria o di un prossimo congiunto o di persona al medesimo legata da relazione affettiva ovvero da costringere lo stesso ad alterare le proprie abitudini di vita.”).

IMPRENDITORI SUICIDI: E’ RAVVISABILE LA RESPONSABILITA’ PENALE DI EQUITALIA?

Già ad aprile scorso l’Associazione a tutela dei diritti dei contribuenti aveva presentato un esposto alla procura penale di Roma per inquadrare nel reato di stalking le norme che autorizzano banche, agenzie di recupero crediti e Enti di riscossione a perseguitare cittadini in difficoltà.

Nell’esposto si chiedeva alla magistratura di aprire un fascicolo che individuasse eventuali responsabilità penali in seguito all’aumento esponenziale di suicidi a causa della crisi economica (Equitalia gli ipoteca tutti i beni per errore: i debiti erano estinti).

Il pm però ha archiviato la richiesta.

Federcontribuenti ora è tornata all’attacco ipotizzando per questi episodi il reato di istigazione al suicidio, essendoci in molti casi un evidente nesso di causa effetto tra la paura di perdere tutto e l’estremo disperato gesto.

A spingere al suicidio infatti, secondo la ricostruzione di Federcontribuenti, non sarebbe tanto la vergogna del fallimento, quanto piuttosto la pressione psicologica esercitata da banche, società di recupero crediti e Equitalia in primis.

A CATANZARO UN AVVOCATO HA DENUNCIATO LE VESSAZIONI DI EQUITALIA

Il caso di Concetta Nunnari, avvocato penalista di Catanzaro, potrebbe essere di esempio per molti contribuenti in difficoltà.

Il legale ha infatti denunciato i dirigenti di Equitalia alla questura di Catanzaro per il reato di stalking.

E’ una battaglia costosa e che va avanti dal 2002 ma la goccia che ha fatto traboccare il vaso è recente: la donna è stata minacciata da Equitalia che ha fissato a breve la vendita all’asta, senza un ragionevole motivo, di una casa di sua proprietà in centro.

Le cartelle esattoriali che costituiscono il titolo per l’espropriazione sono illegittime perché relative a ricorsi da lei vinti in un decennio di battaglie.

Su una cartella contestata ha vinto addirittura otto volte, ma non è bastato a fermare Equitalia. Ora l’avvocato Concetta Nunnari  intende trascinare la controparte anche di fronte alla Corte internazionale di giustizia dell’Aja.

Per molti contribuenti al limite della disperazione oggi lei è «Titti la pasionaria».

Nell’ultima lettera (datata 9 maggio) Equitalia ha avvertito della vendita della casa che dovrebbe avvenire il 30 luglio 2012: 180 metri quadri in pieno centro a Catanzaro S-venduti a 114 mila euro.

Dopo le opportune verifiche i dirigenti di Equitalia, secondo quanto racconta la vittima combattiva di questa storia, avevano promesso di annullare la vendita.

L’avvocato ha comunque fatto sapere che avrebbe indetto una conferenza stampa per rendere noti questi dieci anni di errori e soprusi ed ecco che la promessa è scomparsa nel nulla.

Per impedire la vendita dovrà inviare un ricorso, l’ennesimo.

Ma evidentemente l’Ente di riscossione ha scelto male la sua vittima questa volta: Concetta Nunnari andrà avanti e ora intende denunciare Equitalia per stalking, estorsione e associazione per delinquere.

La richiesta è quella di risarcimento patrimoniale per i danni professionali, i dispiaceri e i giorni e le notti sprecate a studiare i loro atti sbagliati.