La tradizione non sempre combacia con la realtà dei fatti. Ebbene sì, folclore e scienza non vanno quasi mai d’accordo, soprattutto quando si parla di stagioni. L’equinozio d’autunno 2022 ne è l’ennesimo lampante esempio. Alla domanda “quando finisce l’estate?”, possiamo infatti dare due differenti risposte.

Quella tradizionale ci dice che la data in calendario è il 21 settembre. Quella scientifica però ci risponde che è il 23. A chi credere? Ovviamente, alla seconda, visto che l’equinozio d’autunno è un fenomeno astrofisico e, come tale, va indagato secondo gli strumenti che la scienza ci mette a disposizione.

Equinozio d’autunno 2022, quando avverrà?

La risposta alla questione ve l’abbiamo anticipata, ma vediamo di approfondire da cosa è determinata. Il 23 settembre, precisamente alle 03:03 (ora italiana), si verificherà questo particolare fenomeno. L’equinozio è un momento della rivoluzione terrestre in cui il sole raggiunge il punto più alto dell’equatore, in astronomia definito zenit. nonostante il giorno associato al cambio di stagione sia molto legato a tradizioni e folclori tipici di ogni popolo del pianeta, il fenomeno va analizzato esclusivamente con il metodo scientifico per capirlo più a fondo.

Perché la data legata alla tradizione non corrisponde con quella reale? Anche qui la risposta è molto semplice e ci arriva dalla scienza: in realtà sappiamo infatti da secoli ormai che il calendario e il moto della terra non coincidono perfettamente. Ad esempio, si crede erroneamente che la terra impieghi davvero 365 giorni per compiere un’orbita completa intorno al sole. In realtà non è affatto così e la scelta di dividere l’anno esattamente in questo preciso numero di giorni è semplicemente una decisione di comodo, un modo per facilitare il conteggio del nostro calendario.

L’equinozio oltre la scienza

Come dicevamo, però, questo fenomeno è associato da sempre anche a una tradizione culturale che si mescola a miti e leggende.

Del resto, il mito nasce molto prima del pensiero razionale. I popoli di un tempo davano una spiegazione alla natura attraverso quelli che erano i propri mezzi. Allo stesso modo cercavano di tramandare le proprie esperienze con racconti che funzionassero il più possibile per i posteri. Tutto ciò che riguardava gli astri, i movimenti della terra e quindi i cambiamenti di stagione, erano particolarmente affascinanti per gli antichi. Dare un motivo a questi fenomeni è sempre stato lo scopo dell’uomo.

Motivare significa capire e, in certo qual modo, prevedere. È il medesimo scopo della scienza moderna e non deve stupire quindi che, anche in epoca arcaica, l’uomo provasse a dare un senso alle cose attraverso invenzioni mitologiche e racconti leggendari. La cultura pagana è pregna di rituali relativi a equinozi e solstizi. Infatti, sia quella classica che soprattutto norrena fondono le proprie credenze sui fenomeni naturali e, senza dubbio, le stagioni, la volta celeste e la terra (intesa come terreno da fertilizzare per produrre il sostentamento per la vita) rappresentano un trittico imprescindibile per ogni credenza.