C’è un certo fermento  in questi giorni, domenica saremo tutti chiamati alle urne per le elezioni politiche, un impegno davvero serio per tutti i cittadini. Parte della popolazione è ancora indecisa su chi votare e probabilmente si lascerà convincere dagli ultimi comizi elettorali o magari dai consigli dell’amico o da un post letto sui social. Altri non sanno neppure se andranno a votare, delusi dai leader in campo e preferiranno restare a casa ad osservare o lasciare una scheda bianca.

Poi ci sono i consapevoli, quelli che hanno le idee ben chiare e non si lasceranno scoraggiare dai sondaggi. Vada come vada. 

Alle prossime elezioni politiche gli italiani sono chiamati a rinnovare il Parlamento, con nuovi deputati e nuovi senatori. La composizione di Camera e Senato non sarà però l’unica novità dopo il voto del 25 settembre. Infatti, per effetto della riforma costituzionale approvata nel 2019, si passerà dagli attuali 945 parlamentari a 600 eletti, suddivisi in 400 deputati e 200 senatori. Una cura dimagrante che avrà anche conseguenze dal punto di vista visivo: le “ali” scompariranno, per lasciare posto soltanto al centro.

La riforma costituzionale del 2019

La legge costituzionale a cui si fa riferimento è quella approvata dalla Camera dei deputati l’8 ottobre 2019. A votare contro furono 14 onorevoli, contro 567 voti favorevoli e due astenuti su un totale di 569 presenti. Tra le altre cose, fu uno dei primi provvedimenti che inaugurarono il secondo esecutivo sotto la guida di Giuseppe Conte, in carica da settembre 2019.

La riduzione dei parlamentari si pone un duplice obiettivo:

-migliorare il processo decisionale di Camera e Senato
-ridurre il costo della politica.

Elezioni politiche, come cambia il Parlamento

Riguardo al primo punto, il fine è di rispondere con più efficacia a quelle che sono le richieste dei cittadini. Per quanto riguarda invece il secondo aspetto, lo Stato prevede di risparmiare circa 500 milioni di euro nell’arco di una legislatura.

A questo proposito, vale la pena ricordare che in Italia una legislatura dura cinque anni, a meno che il presidente della Repubblica sciolga il Parlamento in anticipo.

C’è poi un altro aspetto da rimarcare. La riforma costituzionale che entrerà in vigore dopo il voto del 25 settembre allinea l’Italia alle altre nazioni europee. Ad oggi, infatti, la nostra nazione era quella che contava più eletti di tutti gli altri Paesi: 945 contro i 700 della Germania, i 650 della Gran Bretagna e i circa 600 della Francia.

In occasione del voto decisivo alla Camera dei deputati dell’ottobre 2019, scelsero di votare contro 14 deputati, quasi tutti appartenenti al Gruppo Misto: Renzo Tondo, Maurizio Lupi, Alessandro Colucci, Riccardo Magi, Alessandro Fusacchia, Catello Vitiello, Silvia Benedetti, Gloria Vizzini, Vittorio Sgarbi, Fausto Longo, Carmelo Lo Monte, Veronica Giannone, Sara Cunial. Ai tredici deputati del Gruppo Misto si è aggiunta anche l’onorevole Marzia Ferrarioli di Forza Italia.

A distanza di quasi tre anni da quel voto, i due deputati che dovrebbero avere un posto quasi certo nel nuovo Parlamento saranno Maurizio Lupi e Vittorio Sgarbi. Il primo è presidente di Noi con l’Italia, partito politico che corre insieme al centrodestra alle prossime elezioni. Il noto critico d’arte è invece candidato con Noi Moderati (centrodestra), di cui fanno parte Noi con l’Italia, Unione di Centro, Coraggio Italia e Italia al Centro. Da lunedì, insomma, toccheremo con mano il cambiamento.