In appena un decennio il suo successo è stato esplosivo, stiamo parlando del Crowdfunding immobiliare. Noto come Recf (Real Estate Crowdfunding), dal 2012 a oggi ha fatto registrare 36 miliardi di euro. Il dato si riferisce alle analisi completate nel 2021, ma gli asset in gestione potrebbero essere anche maggiori.

I dati sono stati raccolti dalla School of Management del Politecnico di Milano insieme a Walliance, uno degli operatori più importanti del settore italiano. Insomma, gli investimenti immobiliari stanno vivendo un vero e proprio boom.

Crowdfunding immobiliare, il nuovo boom

Per crowdfunding si intenda la raccolta fondi online. Si tratta di una strategia per ottenere finanziamenti che viene applicata in svariati settori. Molto noti, ad esempio, sono quelli utilizzati da aziende per racimolare il capitale per le proprie imprese. Non mancano anche iniziative di singoli imprenditori che provano a conquistare l’interesse degli utenti proponendo iniziative delle più svariate. Ad esempio, il crowdfunding è particolarmente utilizzato da artisti che vogliono presentare la propria opera a un largo pubblico, sviluppano un progetto presentandolo in un video (ad esempio un trailer di un film in lavorazione) e ne chiedono i fondi ai fans.

Le piattaforme online che si sono date al mondo immobiliare sono 178 nel mondo, di cui 100 solo in Europa. Ma come spiegare questo grande successo relativo alla raccolta di fondi? Innanzitutto, dobbiamo dire che il mondo online offre un facile accesso al servizio, così come in tutte le cose. Inoltre, dobbiamo aggiungere che lo stesso settore immobiliare che ne è coinvolto permette praticamente a tutti di accedere agli investimenti anche con somme minime, ossia 500 euro, al fine di inglobare sia gli investitori istituzionali che i piccoli risparmiatori.

Un boom senza precedenti

Il Crowdfunding immobiliare consente di diversificare il portafoglio sul mercato immobiliare, ma un investimento del genere presenta anche i suoi rischi. Ecco le parole di Giancarlo Giudici, docente di Corporate Finance al Politecnico di Milano, autore insieme a Walliance del report:

“Tendenzialmente è un investimento adatto a tutti, in cui però è raccomandabile investire una somma limitata rispetto al proprio reddito”

Come sempre, anche in questo caso vale il detto “non fare il passo più lungo della gamba”.

Le soluzioni offerte dal settore sono molteplici e spaziano per office, logistica, alberghi, retail, living e altro ancora. Particolarmente gettonata è la formula Equity, che permette a chi sottoscrive un capitale di diventare socio dell’azienda che ha finanziato partecipando con il suo investimento. L’equity però è anche più rischioso. “Sia perché non vi è l’impegno a una determinata remunerazione, sia perché di solito si tratta di progetti più ‘lunghi” dice Giudici.

E aggiunge: ”Le maggiori difficoltà possono essere i ritardi nel rimborso/remunerazione del capitale (nel qual caso potrebbero – in funzione di quanto scritto nel contratto – maturare delle penali) o addirittura l’impossibilità di rimborsare o remunerare il capitale. Nel primo caso non si può fare altro che aspettare, nel secondo caso tentare di recuperare l’investimento attraverso iniziative legali potrebbe anche costare di più di quanto investito. Ecco perché si raccomanda di investire per importi contenuti”. Insomma, un settore che offre infinite possibilità ma è bene avvicinarsi ad esso con i conti del proprio portafoglio ben chiari.