Agli studenti piacerebbe sicuramente la settimana corta a scuola e, molto probabilmente, anche a molti genitori. Del resto chi non amerebbe restare a letto il sabato mattina? L’ipotesi è stata lanciata da Attilio Fontana, governatore della Lombardia, per cercare di fronteggiare la crisi energetica che, a partire dall’autunno, inizierà a mordere in profondità.

L’Italia e l’Europa stanno cercando qualunque tipologia di soluzione per ridurre i consumi e mantenere in piedi l’economia reale. La proposta di Fontana ha fatto discutere e, nelle ultime ore, è arrivata una risposta da parte del Ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, il quale, alla domanda se il progetto della settimana corta a scuola sia all’attenzione del governo, ha risposto:

“Noi in sede di Consiglio dei ministri non ne abbiamo mai parlato.

Io considero la settimana corta importante se sta dentro un piano didattico e non come misura di risparmio energetico”.

Partita chiusa? Non è detto.

Cosa ha detto il ministro Bianchi sull’ipotesi della settimana corta a scuola

Il ministro dell’Istruzione, intervistato per SkyTg24, ha dichiarato di essere favorevole a ogni misura che accresca la vicinanza di intenti tra scuola e famiglie, intuendo come questa misura possa essere accolta con favore. Ha aggiunto, però, di essere fermamente contrario all’idea che la scuola deve essere la prima a pagare a causa dell’emergenza energetica. Le singole istituzioni scolastiche hanno comunque la possibilità di accorciare la settimana scolastica, ma la misura deve avere ragioni di carattere “didattico” e non di mero risparmio energetico.

Si tratta di una risposta chiara alle parole del governatore Fontana che, parlando ai microfoni di Rtl 102.5, aveva sottolineato come ci siano già molte realtà che hanno optato per questa scelta e non ci sono state conseguenze negative. Non si tratterebbe insomma di provare a risparmiare energia sulla pelle degli studenti (che vengono da più di due anni di pandemia e DaD), ma di ottimizzare i tempi e i consumi.

I problemi della scuola sono ben altri, dice il ministro Bianchi

Durante l’intervista a SkyTg24, il ministro bianchi si è soffermato su altri problemi che la scuola italiana sta affrontando e si troverà a breve ad affrontare. Innanzitutto, il crollo demografico: negli ultimi due anni scolastici si sono persi 300mila studenti e, nel prossimo decennio, ci saranno 1,4 milioni di bambini in meno in Italia.

Poi, i classici problemi strutturali: la supplentite. A partire dal 15 agosto sono state assegnate le supplenze annuali, ma, nonostante lo sforzo rivendicato dal ministro, c’è ancora un 5% di cattedre scoperte. E questi problemi sono ben più gravi della questione della settimana corta a scuola.
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