Nella querelle vaccini sì vaccini no, ciò che può indicarci la via da seguire in maniera scientifica sono e saranno sempre i numeri. Mentre così si parla sempre più con frequenza della terza dose, ci si chiede, a fronte della presenza di casi di Covid tra il popolo dei vaccinati, quanto poi il vaccino sia realmente efficace nella tutela della nostra salute.

Aumentano i casi di infetti ma i ricoveri restano bassi

Già una lettura intelligente dei dati diffusi dal bollettino quotidiano potrebbe aprire gli occhi sull’efficacia o meno dei vaccini.

Mentre la variante Delta si diffonde tra la popolazione i ricoveri, compresi quelli in terapia intensiva, rimangono in proporzione bassi. Basterebbe questo per comprendere come se il vaccino non è lo scudo magico contro il quale il virus fa marcia indietro nel 100% dei casi, sicuramente rappresenta una protezione più che efficace nell’evitare il lettino d’ospedale. Se tuttavia questo sguardo sulla realtà non fosse sufficiente a comprendere la necessità del vaccinarsi un’indagine dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma mostra, numeri alla mano, l’efficacia della seconda dose nel contenimento della pandemia e la sua capacità nel difendere il nostro organismo.

Perché si diventa positivi al Covid dopo il vaccino: le percentuali di efficacia del doppio vaccino

Lo studio del Bambino Gesù, come riportato il Corriere della Sera, mostra che su 2.900 vaccinati con doppia dose circa 40 si sono infettati (1,5%). “Stiamo osservando che in questo 1,5% di vaccinati la presenza del virus rimane confinata al naso e rinofaringe (il retro del naso), mentre i polmoni sono liberi. Questo avviene perché, dopo il vaccino, nei polmoni sono già presenti le difese contro Sars-CoV-2, mentre nel naso no. Però la reazione immunitaria, nei vaccinati, è rapidissima anche nel naso: entro breve tempo le difese arrivano e nel giro di 2-3 giorni riescono a abbattere la carica virale fino ad eliminare il virus.

Quindi: il vaccinato in rari casi può infettarsi e, in un ulteriore sottogruppo, avere una carica virale alta, esattamente come i non vaccinati. La differenza è che, mentre un non vaccinato resta infetto e quindi contagioso per diversi giorni (e può ammalarsi gravemente), il vaccinato ha “a disposizione” solo un breve tempo (1-2, massimo 3 giorni) per trasmettere ad altri l’infezione e inoltre è molto raro che si ammali con sintomi gravi” afferma Carlo Federico Perno, direttore della Microbiologia e virologia al Bambino Gesù.