Come era inevitabile, in Italia si è acceso il dibattito sulla maternità surrogata. Pratica che prevede la presenza di una donna che si presta alla gravidanza per conto di una o più persone che non possono avere figli e che diventeranno il genitore o i genitori del nascituro. A far esplodere la polemica sono state le dichiarazioni di alcuni esponenti del governo Meloni e della maggioranza, arrivate dopo la manifestazione di Milano delle famiglie arcobaleno, con quest’ultime che chiedevano all’esecutivo il riconoscimento dei figli delle coppie omogenitoriali.

Maternità surrogata, scoppia il caos

Il primo intervento che ha acceso la miccia porta la firma di Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera di Fratelli d’Italia. Ospite a In Onda su La7, Rampelli ha affermato: “Se due persone dello stesso sesso chiedono il riconoscimento, e cioè l’iscrizione all’anagrafe, di un bambino che spacciano per proprio figlio significa che questa maternità surrogata l’hanno fatta fuori dai confini nazionali”.

Ad appoggiare Rampelli ci ha pensato la ministra per le Pari opportunità e la Famiglia Eugenia Roccella. L’unico errore commesso da Rampelli, secondo la Roccella, è di aver usato il vocabolo “spacciare”, termine non corretto come riconosciuto dalla ministra.

La Roccella ha inoltre aggiunto: “Si apre un mercato della natalità, ci sono fiere internazionali. Può costare sui 100.000 euro, una cosa per benestanti, ma alle donne arrivano 10.000 euro.

A provocare l’indignazione delle opposizione è stato però l’ultimo intervento di Federico Mollicone, presente della commissione Cultura della Camera ed esponente di Fratelli d’Italia. A chi gli chiedeva se fosse in accordo con l’ex senatore Pillon, favorevole a perseguire penalmente la maternità surrogata come la pedofilia, Mollicone ha risposto: “Secondo me è più grave della pedofilia, che è gravissima e va ovviamente perseguita”.

Maternità surrogata: cosa dice la legge italiana

La legge 40 del 2004, quella sulla procreazione medicalmente assistita, vieta di fatto la maternità surrogata.

In quanto viene consentita solo a coppie composta da persone di sesso diverso. Il comma 6 dell’articolo 12 prevede una reclusione da tre mesi a due anni. Ma anche e una multa da 600.000 euro a 1 milione di euro per chiunque formi, realizzi, organizzi o pubblicizzi la surrogazione di maternità oppure la vendita di gameti o embrioni.

Dai detrattori della maternità surrogata tale pratica è presentata con l’appellativo di utero in affitto. Si tratta, come si evince dal nome, di un termine dispregiativo. Volto a rimarcare l’aspetto della commercializzazione della maternità surrogata, sottolineando anche lo sfruttamento del corpo della donna.