Come un vero e proprio semaforo, tre luci: una verde, una gialla e una rossa. Sono i tre livelli di rischio, a seconda di quanto i lavoratori effettivamente vicini ai loro clienti e tra loro. Una classificazione del pericolo contagio coronavirus in vista della riapertura delle attività lavorative. Lo studio, come riporta ‘Repubblica’, è basato su un lavoro effettuato dall’Inail e su modelli matematici.
A lavorarci è il Comitato tecnico scientifico della Protezione civile che pone nel livello più alto, ovvero quello rosso, i locali pubblici come bar e ristoranti, ma anche dentisti, parrucchieri ed estetisti, palestre e discoteche. Professionisti, dunque, che per la particolarità del loro lavoro, si ‘avvicinano’ molto ai loro clienti.
Così, passando al livello giallo, si trovano le attività un po’ meno a rischio. Meno esposti al pericolo i commessi e in generale gli esercenti che lavorano al dettaglio ma anche le fabbriche e gli uffici, sempre che i dipendenti non possano lavorare in smart working, la soluzione, naturalmente, ideale.
Infine, c’è il livello più basso, il codice verde, il ‘fuori pericolo’ ma non del tutto. Queste attività dovrebbero essere le prime a ripartire quando il governo darà il via libera. Si tratta ad esempio dei mobilifici ma anche le attività legali, contabili e assicurative. Insieme a chi ha aziende agricole e anche chi ripara materiale elettronico o per la casa. Giova ricordare che il rischio, in qualsiasi attività, viene notevolmente ridotto osservando le normali misure di prevenzione come ad esempio una limitazione del numero di clienti contemporaneamente presenti nelle varie attività o l’uso delle mascherine o la sanificazione degli ambienti.