Chi è stato danneggiato dall’inchiesta sul calcioscommesse potrebbe ottenere un risarcimento attraverso una class action. Ma andiamo con ordine.

Si è parlato tanto dei giocatori “turbati” durante il ritiro per gli Europei 2012 (il portiere della nazionale, Pierluigi Buffon, è stato il più critico su questo punto) e sicuramente la sensazione è stata quella di un blitz con effetti speciali, con tanto di fotografi appostati a Coverciano. La giustizia non deve diventare uno show, questo è condivisibile, ma l’effetto mediatico non deve distogliere dalla vera essenza di quanto accaduto.

A ben vedere infatti le vere vittime di questa inchiesta non sono i giocatori strapagati o gli uomini di potere che gravitano intorno al business del calcio ma altre: sono i tifosi  che hanno subito danni morali (per la fede tradita) e anche materiali.

Pensiamo ad esempio all’abbonamento allo stadio o per le pay tv, ai costi sostenuti per le trasferte, all’acquisto di gadget firmati dagli sponsor delle squadre fino anche alle scommesse sportive.

Se venisse dimostrato che tutto era truccato chi risarcirà tutti questi tifosi beffati?

Codacons propone una class action penale e amministrativa

Sono quasi 50 le partite (circa la metà del campionato di Serie A) finite nel mirino dell’inchiesta Calcioscommesse.

Il presidente del Codacons Carlo Rienzi ha confermato che l’Associazione a tutela dei consumatori ha messo a disposizione dei tifosi un modulo online da compilare per aderire alla class action.

L’idea era stata già avanzata lo scorso dicembre ed è stata ora ripresa sul sito web del Codacons.

L’obiettivo è quello di tutelare il diritto di ogni consumatore sportivo ad assistere ad una competizione leale.

Oltre a costituirsi parte civile il Codacons  ha già presentato un ricorso al Tar per mancata vigilanza da parte di chi ne aveva la facoltà e la competenza, ovvero Lega Calcio, Federcalcio e Coni.

Azione collettiva dei tifosi

Parlare di class action in realtà è improprio perché, in base a quanto previsto dall’articolo 140 bis inserito nel 2009 nel “codice del consumo”, questo strumento non sarebbe attuabile trattandosi di enti pubblici.

Si tratta quindi di un’azione collettiva duplice: in sede penale prima, come parte offesa contro calciatori e agenti rinviati a giudizio per il risarcimento di danni patrimoniali e morali subiti dai tifosi; in sede amministrativa appunto con un ricorso collettivo dinanzi al Tar contro gli enti pubblici con compito di vigilanza.

Nei rispettivi statuti infatti, Lega Calcio, Federcalcio e Coni si assumono esplicitamente l’obbligo di garantire la tutela del consumatore.

Per questa seconda azione collettiva peraltro non è neppure necessario attendere i verdetti della giustizia sportiva essendo il mancato controllo già dimostrato dal degenerare della situazione.

Anche se la maggior parte dei deferiti risultasse innocente quindi resterebbe in essere la culpa in vigilando.

Chi può chiedere il risarcimento: tifosi, azionisti e scommettitori

Sono ammessi a partecipare all’azione tutti i titolari di biglietti per le partite sotto inchiesta, abbonati pay tv e ovviamente gli azionisti delle società coinvolte.

Codacons chiederà 500 euro per ogni tifoso più i danni patrimoniali e morali. Si tratta di risarcimenti milionari visto che le adesioni hanno già superato quota mille.

Per gli scommettitori invece non è prevista un’azione collettiva quindi ogni singolo, presentando la ricevuta di gioco, potrà agire per rivalersi in sede penale proponendo una causa soggettiva.

Anche qui le possibilità sono molte visto che, secondo i dati dell’ Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato nel 2011 solo una scommessa su quattro è risultata vincente e sicuramente la statistica è stata falsata dalle partite truccate.

Tra gli scommettitori che hanno aderito alla proposta spicca il commento di un utente che dichiara di aver investito in scommesse su partite sotto inchiesta 200 mila euro, comprovate da assegni pagati alla Gold Bet.

Ma la proposta del Codacons per quanto riguarda le scommesse va anche oltre e punta ad abolire ab origine le quote sul calcio.

Chi ama le scommesse potrà puntare su altri sport: in fondo chi scommette lo fa con lo scopo di vincere denaro, poco importa l’oggetto della scommessa in sé.

Ma questa provocazione ha già ricevuto molte critiche: è stato infatti fatto notare che questo business offre lavoro a tantissime persone già penalizzate da questa tendenza al ribasso. Il divieto di scommettere sul calcio aumenterebbe peraltro il rischio di betting clandestini.

Il caso di Grosseto

Qualche provincia si è già organizzata. A Grosseto tifosi, Banca della Maremma (sponsor ufficiale della società) e Amministrazione comunale si sono uniti per proporre una class action contro i giocatori biancorossi coinvolti nello scandalo del calcioscommesse.

Paolo Borghi, vicesindaco e assessore allo sport, ha promesso che i responsabili pagheranno per questo grave danno di immagine alla città.