Dopo l’acqua frizzante, che rischia di sparire dagli scaffali dei supermercati, anche per la birra si prospetta un triste destino. I produttori di acqua frizzante continuano ad avere difficoltà di approvvigionamento di anidride carbonica (CO2) e faticano a gestire i costi di produzione. Il risultato non solo è una carenza di acqua frizzante negli scaffali ma anche il rischio di un rialzo dei prezzi, molto pericoloso per l’industria della birra. Come spiega Repubblica, l’acqua gasata è sempre più difficile da trovare a causa della produzione di anidride carbonica, che sta raggiungendo costi sempre più folli.
La birra è a rischio come l’acqua frizzante, tutta colpa della Co2
Una carenza questa, che potrebbe avere conseguenze pesanti sui prezzi di vendita, rendendo l’acqua frizzante un bene costoso. L’altra alternativa è sospendere in parte la produzione, una mossa seguita da alcune aziende come Sant’Anna, che addirittura ha deciso di tagliarla del tutto. Ai costi alti di produzione, anche la siccità contribuisce al prosciugamento delle fonti idriche. Che cosa c’entra in tutto ciò la birra? La crisi riguarda tutte le bevande gassate che mettiamo sulle nostre tavole, tra cui anche le birre industriali, già vittime dei costi in rialzo delle materie prime. In realtà, la carenza di CO2 riguarda anche il settore alimentare, quello della refrigerazione e il settore della strumentazione medicale.
Rischio rialzo prezzi e bevande coinvolte
La carenza della C02 ha provocato una vera e propria corsa per accaparrarsela a qualsiasi prezzo. Il rischio, in sostanza, è che tutto ciò possa tradursi in rincari per i consumatori. Non è solo la birra a rischiare rincari o carenze nei supermercati, ma anche altre bevande come la Coca Cola, l’aranciata, il chinotto e la cedrata. A salvarsi sono solo chi produce da solo l’anidride carbonica.
Oltre il danno la beffa.