Ci sono frasi e aforismi entrati nell’immaginario collettivo di tutti, dei momenti a volte anche di alta poesia e di profonda morale, ma hanno una particolarità non da poco, le frasi in questione infatti non sono state mai dette, o quantomeno non sarebbero realmente da attribuire all’autore associato ad esse. Andiamo subito a vedere di cosa stiamo parlando.

Frasi famose mai dette

“Il fine giustifica i mezzi” Macchiavelli non ha mai scritto realmente questa frase, ma nell’immaginario collettivo ne abbiamo fatto una sua massima, perché grossomodo descrive quella che era la sua concezione morale e politica.

“Non sono d’accordo con quello che dici, ma darei la vita perché tu lo possa dire”. Associata erroneamente a Voltaire. A quanto pare per un errore filologico, i primi studiosi attribuirono a lui questo aforisma, emblema della libertà di espressione. Tale frase è citata soltanto dalla scrittrice inglese Evelyn Beatrice Hall. Gli studiosi solo successivamente le fecero notare che non v’è prova riguardo alla paternità di Voltaire, e lei ammise il possibile errore, ma ormai il danno era fatto e ancora oggi noi associamo questa frase al filosofo francese.

“Dio è morto, Marx pure, e anche io non mi sento molto bene”. Chiamasi appropriazione indebita. Da sempre associamo questa frase a Woody Allen, in realtà è di Eugene Ionesco.

“Non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te”. Questa frase nei Vangeli non esiste. In realtà Gesù espresse il medesimo concetto in modo diverso, e per questo motivo forse la si è semplificata in maniera alternativa. Ecco come appare invece realmente nel vangelo di Matteo: “Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge ed i Profeti”.

“Eppur si muove”, disse Galilei costretto dalla Chiesa ad abiurare, ma anche no. Tale frase naturalmente è una libera interpretazione dello scrittore Giuseppe Baretti, che ricostruì la vicenda un secolo dopo i fatti.

“Elementare, Watson!”, disse il sagace Sherlock Holmes al suo fidato Watson. Chi non conosce questo siparietto? Eppure, anche in questo caso l’immaginario collettivo è andato troppo oltre, nei romanzi di Doyle non v’è traccia di tale battuta. A crearla sono invece stati gli adattamenti prima teatrali e poi cinematografici.

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