Il numero degli aeroporti commerciali in Italia non è precisato. L’Enac asserisce che sono 38, ma alcune statistiche di Assaeroporti ne contano 4 in più, facendone arrivare il numero  42. Corrado Passera, nel suo piano di un anno fa, ne prometteva non più di 31. Ma chi ha ragione e chi torto nella conta degli aeroporti commerciali italiani? Nessuno: ci sono aeroporti che funzionano soltanto stagionamente, alcuni scali che potrebbero funzionare ma non funzionano, altri ancora che non sono più operativi. Un esempio su tutti potrebbe essere l’aeroporto di Pontecagnano, in provincia di Salerno, che doveva rappresentare lo scalo tra Sorrento e la costiera amalfitana.

Alitalia ha rinunciato a restarci perchè la cosa le faceva perdere troppe migliaia di euro, ma in teoria altre compagnie potrebbero utilizzarlo. Altro esempio calzante potrebbe essere l’aeroporto di Foggia, dal quale da anni non decolla nessun velivolo perchè la pista è troppo cota. Anche se il traffico dei passeggeri dei cieli risulta stabile (125 milioni da gennaio a ottobre del 2013), sembra essere concentrato sulle maggiori città italiane: Roma, Milano, Bologna, Napoli, Bergamo, Venezia, Catania e Pisa. Gli altri aeroporti italiani non contano numeri rilevanti, anche se c’è qualche eccezioni, come ad esempio Alghero. Ma gli scandali e i malfunzionamenti che riguardano gli scali italiani non si fermano qui, c’è anche l’esempio di Falconara il cui direttore generale è indagato, i conti dell’aeroporto non tornano, mentre ad Aosta sono stati spedi 30 milioni di euro per migliorare una struttura non funzionante e abbandonata. Gli aeroporti che non funzionano ma che comunque rimangono aperti lo fanno per ricevere i contributi pubblici. L’inchiesta del Fatto Quotidiano “Aeroporti, lì dove vola lo spreco” ha, appunto, evidenziato tutti gli sprechi che si concentrano sugli aeroporti italiani, ponendo l’accento sui futuri investimenti: esiste, a tal proposito, un piano di 22 miliardi di euro del ministro dei Trasporti Maurizio Lupi.