L’insalata vuole il sale da un sapiente, l’aceto da un avaro, l’olio da un prodigo, vuol essere mescolata da un matto e mangiata da un affamato”. Quella in busta, confezionata e già pronta per essere consumata, è la preferita dagli italiani. Ad essa, però, potremmo dire a breve addio per la stretta Ue sugli imballaggi.

Gli italiani la prediligono perché è comoda nonostante il prezzo che negli ultimi tempi è salito molto. Una busta di mista, infatti, può arrivare a costare anche fino a 15 euro al chilo.

In un modo frenetico come il nostro, però, si ha sempre meno tempo per cucinare: si lavora sempre più e nei momenti liberi ci si vuole risposare. Proprio per questo si prediligono i piatti pronti come l’insalata in busta che va solo condita per cui non si sporca la cucina e non ci vogliono tanti accessori per pulirla. Questa comodità di tanti, però, a breve potrebbe scomparire. Vediamo il perché.

Il regolamento dell’Unione Europea

Per il nuovo regolamento sugli imballaggi della Ue si potrebbe dire addio all’insalata in busta di un determinato peso e non solo. Anche alle confezioni di pomodori, alle arance in rete, ai cestini di fragole e persino alle bottiglie magnum di vino. A lanciare l’allarme è stata la Coldiretti durante l’apertura del Tuttofood, la fiera dell’agroalimentare che si terrà a Milano fino al prossimo 11 maggio.

Così come è stato pensato, il nuovo regolamento imballaggi Ue rischia di cancellare dagli scaffali dei supermercati le confezioni monouso per la frutta e la verdura. Se tale scelta fosse confermata potrebbero esserci secondo la Coldiretti tutta una serie di problemi: dagli sprechi fino ad arrivare a quelli igienico-sanitari. In più potrebbero esserci costi più elevati per i consumatori e i produttori.

Il boomerang che rischia di abbattersi sulla “quarta gamma”

Con il nuovo regolamento europeo, potrebbero esserci grossi problemi per il segmento della “quarta gamma” ovvero per quello delle verdure e degli ortofrutticoli freschi.

Il rischio è quello di dire addio all’insalata in busta o alla frutta confezionata di un determinato peso come i cestini di fragole che oramai sono entrati nelle abitudini dei consumatori italiani.

Dall’ultimo sondaggio di Unione Italiana Food, infatti, emerge che il 38% degli intervistati acquista tali prodotti in modo regolare tutte le settimane. L’81% mette nel carrello proprio l’insalata in busta, il 40% le ciotole di insalata e il 30% la frutta lavata e tagliata. Tale settore negli ultimi tempi secondo i dati di NielsenIQ è cresciuto tanto che il giro d’affari è arrivato a quasi 1 miliardo di euro.

Addio insalata in busta? Arriva la stretta Ue sugli imballaggi

Arriva una brutta gatta da pelare per il settore della quarta gamma. A causa del regolamento Ue sugli imballaggi si potrebbe dire all’insalata in busta di peso inferiore a 1,5 chilogrammi. La nuova direttiva potrebbe poi avere anche degli effetti sul comparto vino perché con essa potrebbe esserci la standardizzazione delle bottiglie e la riduzione del loro peso. Questo significa che il formato magnum potrebbe scomparire. E non è finita in quanto dal 1° gennaio 2023, il 10% delle bevande alcoliche vendute sul mercato dovrà utilizzare degli imballaggi inseriti in sistemi di riuso. Tale percentuale, poi, salirà fino al 25% dal 1° gennaio 2040. Stesso discorso anche per i vini (no spumanti) per i quali è prevista una soglia del 5% dal 1° gennaio 2030 e del 15% dal 1° gennaio 2040.

È giusto secondo le associazioni dei consumatori ridurre gli imballaggi ma dall’altro il divieto di vendita delle confezioni monouso potrebbe danneggiare alcune categorie di consumatori come le coppie senza figli e i single che acquistano piccole quantità di prodotto onde evitare inutili sprechi. Inoltre potrebbe esserci un ulteriore aumento di prezzi in quanto ci sarebbe meno concorrenza di prodotti confezionati e a pagarne le spese sarebbero sempre i soliti ovvero i consumatori.

Voi che ne pensate?

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