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Oggi: 05 Dic, 2025

Il messaggio degli obbligazionisti ai governi di mezzo mondo: “posate il fiasco”

Gli obbligazionisti stanno lanciando un segnale molto chiaro ai governi, che non raccolgono e rilanciano posizioni fiscali imprudenti.
5 mesi fa
2 minuti di lettura
Obbligazionisti in rotta di collisione con i governi
Obbligazionisti in rotta di collisione con i governi © Licenza Creative Commons

Da quando la Federal Reserve ha iniziato a tagliare i tassi di interesse (-100 punti base tra settembre e dicembre del 2024), il rendimento del Treasury a 30 anni è salito di oltre 100 punti sopra il 5%. E’ oggi ai livelli più alti dal 2007, ben 18 anni fa. Qualcuno spieghi al presidente Donald Trump che questo dato in sé smentisce la sua convinzione per cui tagliando i tassi, il costo del debito americano scenda. Gli obbligazionisti stanno lanciando ai governi di mezzo mondo un messaggio chiaro da mesi. Peccato che le cancellerie si siano girate dall’altra parte e fingano di non capire. Il dubbio che alcuni non capiscano per davvero, purtroppo, è reale.

Rendimenti lunghi in rialzo

In Europa, sta accadendo qualcosa di assolutamente simile. Il Bund a 30 anni rende oltre il 3,20%, +50 punti da quando la Banca Centrale Europea ha iniziato a tagliare i tassi. Pensate che la Germania riusciva a finanziarsi a costo sottozero fino a quasi la fine del 2021. In Giappone i rendimenti trentennali segnano un record storico. In Francia, sono saliti ai massimi dal 2021 e nel Regno Unito dal 1998. Ovunque, la musica è la stessa: il tratto lungo della curva dei tassi è uscita fuori dal controllo delle banche centrali.

Gli obbligazionisti pretendono rendimenti più alti per acquistare titoli del debito con scadenze più lunghe. Ciò capita quando intravedono all’orizzonte svariati rischi. Uno è certamente l’inflazione, l’altro le politiche fiscali. I rendimenti a breve sono gli unici a risentire direttamente delle politiche monetarie. Poiché le banche centrali stanno tagliando i tassi, con la parziale eccezione della FED e con il Giappone controcorrente, sono diminuiti nell’ultimo anno.

Debiti in crescita ovunque

Cosa temono nel concreto gli obbligazionisti? I debiti. Ce ne sono già fin troppi, ma i governi li vogliono aumentare ancora di più. La Germania stessa si è arresa alla mentalità comune. Ha fatto la formica per decenni e adesso annuncia di volersi trasformare in cicala. In un mondo in cui ormai nessuno segnala di voler risparmiare, vi stupite se i rendimenti crescono? I tedeschi si stanno italianizzando e per noi è parzialmente un bene, visto che diamo meno nell’occhio. Lo spread è crollato ai minimi dal 2010 e può scendere ancora. Il fatto è che i rendimenti tedeschi sono risaliti, per cui i risparmi per la nostra spesa in interessi sono contenuti.

Tutti se ne escono ogni giorno con l’annuncio di una qualche misura, ovviamente a debito. Che si tratti di riarmarsi, di sostenere la transizione ecologica, di sostenere l’Ucraina o di riconvertire l’economia nell’era della post-globalizzazione, nessuno si scomoda più di pensare alle coperture finanziarie. La politica è cambiata, è debole, ruffiana e pigra. Gli obbligazionisti lo hanno capito e si mettono al riparo. Vuoi i loro soldi? Devi remunerarli a sufficienza. E’ finita l’era dei tassi a zero o, addirittura, negativi. La solita legge di mercato: se cresce l’offerta (di debito), i prezzi scendono. Nello specifico, salgono i rendimenti.

Obbligazionisti meno generosi

I bond vigilantes sono tornati all’opera dopo essere rimasti nell’ombra a lungo. E siamo forse solo agli inizi. Se i governi si ostineranno a fare orecchie da mercante, pagheranno un prezzo ben maggiore. Il Treasury a 30 anni debuttò al 6,50% ad inizio millennio e pochi anni prima offriva il 7%. Non c’è ragione alcuna perché non torni a quei livelli. E anche i titoli tedeschi superavano abbondantemente il 5% un quarto di secolo fa. Politici e contribuenti ci eravamo convinti che i rendimenti sarebbero rimasti eternamente bassi, ignorando le condizioni macroeconomiche. L’inflazione prima e la corsa al debito ora hanno cambiato le carte in tavola.

giuseppe.timpone@investireoggi.it 

 

Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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