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Oggi: 05 Dic, 2025

Manovra 2026, allarme Confprofessioni: tassazione lavoro dipendente e autonomo da riallineare

La tassazione lavoro dipendente e autonomo resta profondamente squilibrata: stessi redditi, ma carichi fiscali molto diversi e ingiusti
1 mese fa
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La questione della disparità tra tassazione lavoro dipendente e autonomo continua a essere uno dei temi più discussi nel panorama economico italiano. A parità di reddito, le differenze tra le imposte versate dai lavoratori dipendenti e quelle pagate dai lavoratori autonomi restano marcate, con un evidente svantaggio per questi ultimi. A sottolinearlo è stata Confprofessioni, la Confederazione che rappresenta i liberi professionisti, durante un’audizione tenutasi davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato sul contenuto della prossima manovra di bilancio 2026.

Disparità fiscali tra lavoratori dipendenti e autonomi: un problema strutturale

Secondo la memoria presentata da Confprofessioni, presieduta da Marco Natali e rappresentata in questa occasione dal vicepresidente Andrea Dili, l’attuale sistema tributario italiano genera un evidente squilibrio.

Chi svolge un’attività autonoma, pur percependo lo stesso reddito di un lavoratore dipendente, è soggetto a un carico fiscale decisamente più elevato. Questo divario si manifesta in modo ancora più netto nei livelli di reddito medio-bassi, dove la pressione fiscale può diventare insostenibile.

Confprofessioni mette in evidenza come un lavoratore autonomo con un reddito di 20.000 euro annui versi allo Stato un’imposta circa quattro volte superiore rispetto a quella dovuta da un dipendente con identico reddito. Si tratta di un dato emblematico che rivela quanto profondo sia il disallineamento tra le due categorie.

Un principio di equità da ristabilire

Alla base della denuncia c’è un principio fondamentale di equità fiscale: chi guadagna la stessa cifra dovrebbe contribuire con lo stesso peso tributario, indipendentemente dal tipo di attività svolta. Tuttavia, la realtà dei fatti mostra che questo principio non trova ancora applicazione nel sistema fiscale italiano.

Confprofessioni sostiene che la struttura attuale penalizzi fortemente i lavoratori autonomi, molti dei quali si trovano a fronteggiare un insieme di oneri contributivi e fiscali che riduce drasticamente il reddito netto disponibile. La conseguenza è una perdita di competitività e una crescente difficoltà nel sostenere le spese legate alla propria attività professionale.

Le cause del divario di tassazione tra dipendente e autonomo

Le ragioni di questa disuguaglianza risiedono nella diversa impostazione fiscale riservata alle due categorie. Il lavoratore dipendente gode di un’imposizione progressiva attenuata da detrazioni automatiche, contributi previdenziali parzialmente a carico del datore di lavoro e meccanismi di tutela più solidi.

Al contrario, il lavoratore autonomo deve provvedere in autonomia ai propri versamenti contributivi all’INPS, senza poter contare sugli stessi benefici e con detrazioni spesso meno generose.

Il risultato è che, pur producendo lo stesso reddito lordo, il reddito netto finale del lavoratore autonomo risulta sensibilmente inferiore. Questo squilibrio rappresenta una delle principali distorsioni del sistema, in contrasto con il principio di neutralità e giustizia tributaria che dovrebbe caratterizzare ogni ordinamento moderno.

La posizione di Confprofessioni

Nel corso dell’audizione, la Confederazione ha lanciato un appello alle istituzioni per affrontare con decisione il problema. “Per quanto difficile, occorre avere il coraggio di correggere queste iniquità”, si legge nella memoria depositata.

Confprofessioni invita il Governo e il Parlamento a introdurre misure concrete nella prossima manovra di bilancio che riducano il divario impositivo, in modo da garantire condizioni più equilibrate e sostenibili per i professionisti.

La richiesta non riguarda soltanto una revisione delle aliquote fiscali, ma anche una riflessione più ampia sulle tutele sociali, sui contributi previdenziali e sulla semplificazione degli adempimenti.

Ridurre il peso fiscale sugli autonomi significherebbe anche favorire la crescita dell’economia reale e contrastare fenomeni come l’evasione o l’abbandono dell’attività professionale per mancanza di convenienza economica.

Impatti sul tessuto economico e sociale

Le disuguaglianze nella tassazione lavoro dipendente e autonomo non incidono soltanto sui singoli contribuenti, ma influenzano l’intero sistema economico.

Un prelievo eccessivo sui redditi autonomi può scoraggiare l’iniziativa imprenditoriale, ostacolare la nascita di nuove attività e limitare la flessibilità del mercato del lavoro.

Al contrario, un sistema fiscale più equilibrato permetterebbe di valorizzare la professionalità e l’autonomia di chi lavora in proprio, incentivando l’emersione del lavoro regolare e favorendo una crescita più inclusiva.

Confprofessioni sottolinea inoltre che un’armonizzazione del prelievo fiscale renderebbe più trasparente e prevedibile il sistema, consentendo ai professionisti di pianificare meglio le proprie scelte economiche e di investimento.

Lavoratori dipendenti e autonomi: verso una riforma del sistema fiscale

La discussione sulla tassazione lavoro dipendente e autonomo si inserisce nel più ampio dibattito sulla riforma del fisco italiano. La necessità di ridurre la complessità normativa, semplificare gli adempimenti e garantire equità tra le diverse forme di lavoro è ormai riconosciuta da più parti.
La sfida per le istituzioni sarà trovare un equilibrio tra sostenibilità delle entrate pubbliche e tutela del principio di giustizia fiscale.

Confprofessioni auspica che la manovra 2026 possa rappresentare un passo avanti concreto verso un sistema più giusto, capace di riconoscere il valore di tutte le forme di lavoro e di redistribuire in modo equo il carico fiscale. Si ricorda che la legge di bilancio si trova ancora in fase di esame parlamentare. Camera e Senato dovranno licenziare la versione definitiva da spedire in Gazzetta Ufficiale entro la fine dell’anno in corso.

Riassumendo

  • Gravi disparità nella tassazione tra lavoratori dipendenti e autonomi, penalizzati questi ultimi.
  • Confprofessioni denuncia il problema durante l’audizione sulla manovra di bilancio 2026.
  • Un autonomo con 20.000 euro paga quattro volte più tasse di un dipendente.
  • Richiesto un sistema fiscale equo: stesso reddito, stesso carico tributario per tutti.
  • Squilibrio dovuto a minori detrazioni e maggiori contributi per i lavoratori autonomi.
  • Riforma fiscale auspicata per ridurre disuguaglianze e favorire crescita economica sostenibile.

Pasquale Pirone

Dottore Commercialista abilitato approda nel 2020 nella redazione di InvestireOggi.it, per la sezione Fisco. E’ giornalista iscritto all’ODG della Campania.
In qualità di redattore coltiva, grazie allo studio e al continuo aggiornamento, la sua passione per la materia fiscale e la scrittura facendone la sua principale attività lavorativa.
Dottore Commercialista abilitato e Consulente per privati e aziende in campo fiscale, ha curato per anni approfondimenti e articoli sulle tematiche fiscali per riviste specializzate del settore.

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