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Oggi: 05 Dic, 2025

La legge Fornero va in soffitta, finalmente in pensione nel 2026, ma chi può farcela?

Con l'arrivo del 2026 e con alcune novità importanti, addio alla legge Fornero per chi potrà andare in pensione prima.
3 mesi fa
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pensioni e riforma Fornero
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Se dessimo retta a tutto ciò che si legge e si dice sulle pensioni, nel 2026 potrebbe sembrare arrivata la parola fine alla legge Fornero. Perché finalmente in pensione potrebbero andarci diversi contribuenti che, senza le novità in fase di attivazione, sarebbero stati costretti a restare al lavoro almeno per altri 3 anni.

Ma è davvero così? La legge Fornero è destinata davvero ad andare in soffitta e il 2026 si aprirà con maggiori possibilità di pensionamento rispetto a oggi? A dire il vero, la realtà sta nel mezzo. Come spesso accade quando si parla di previdenza, molto dipende dal singolo contribuente e dalla sua carriera contributiva.


La legge Fornero va in soffitta, finalmente in pensione nel 2026, ma chi può farcela?

Sulle pensioni, la legge Fornero non scompare del tutto: va in soffitta solo per qualcuno. Le regole fissate da quella riforma rimarranno infatti ancora valide e costituiranno la base di riferimento per i pensionamenti anche nel 2026.

Per la pensione di vecchiaia serviranno sempre 67 anni di età e 20 anni di contributi. Per la pensione anticipata, resterà necessario il completamento di almeno 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne.

Tuttavia, è indubbio che se verrà introdotta quella che molti definiscono “quota 89”, ossia la possibilità di pensionarsi a 64 anni senza vincoli di categoria, diversi contribuenti potrebbero lasciare il lavoro con 3 anni di anticipo.

Lo stesso discorso vale per il possibile cambiamento sulle pensioni con 41 anni di contributi, con il superamento della penalizzazione attuale. Si passerebbe infatti dalla quota 103 all’introduzione di una quota 41 per tutti, che permetterebbe l’uscita a 62 anni con 41 anni di versamenti, ma con un taglio del 2% per ogni anno di anticipo, anziché il ricalcolo contributivo completo, molto più penalizzante.

In buona sostanza, con l’introduzione di due sole misure nella prossima legge di Stabilità, molti contribuenti potrebbero accedere a un pensionamento anticipato già nel 2026, senza dover attendere i 67 anni di età o i 43 anni circa di contributi previsti dalle regole Fornero.

La quota 41 flessibile molto più appetibile, ecco perché

Chi nel 2026 raggiunge 41 anni di contributi e ha almeno 62 anni di età potrebbe lasciare il lavoro sfruttando la quota 41 flessibile di nuova configurazione.

Invece di dover lavorare fino a 42 anni e 10 mesi di contributi, l’uscita sarebbe possibile 22 mesi prima, con la sola penalizzazione di un taglio massimo del 10% della pensione. Una riduzione nettamente più contenuta rispetto al 30% medio derivante dal ricalcolo contributivo integrale.

La regola diventa così più sostenibile:

  • a 66 anni il taglio si ridurrebbe al 2%,
  • a 65 anni al 4%,
  • fino ad arrivare al massimo del 10% per chi lascia il lavoro a 62 anni.

Questa formula rende la quota 41 flessibile molto più appetibile, perché il taglio lineare incide molto meno rispetto a un ricalcolo totale.

A 64 anni via dal lavoro e la pensione arriva prima che con la legge Fornero

Discorso analogo riguarda la novità forse più popolare del momento: la pensione a 64 anni per tutti.

Si direbbe quindi addio alla limitazione della platea della pensione anticipata contributiva, finora riservata solo a chi aveva iniziato a versare dopo il 31 dicembre 1995.

Con il nuovo schema, l’uscita a 64 anni diventerebbe una possibilità molto più estesa.

Ma attenzione: la legge Fornero può dirsi davvero superata solo per chi soddisfa specifici requisiti. In particolare:

  • avere almeno 25 anni di contributi;
  • maturare una pensione non inferiore a 3 volte l’assegno sociale (circa 1.620 euro mensili).

Per chi non riuscisse a raggiungere tale soglia, restano percorribili due strade integrative:

  • utilizzare la rendita di un fondo pensione integrativo;
  • trasformare il TFR in una rendita mensile, rinunciando alla liquidazione unica a fine carriera.

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.

Ecco perché nel 2026 le pensioni potrebbero arrivare a 64 anni anche senza usare la rendita da fondi integrativi o il TFR.
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