Lavorare in proprio, in autonomia, è l’obiettivo di tutte quelle persone che vogliono vivere in maniera indipendente la propria vita e gestire al meglio gli orari della giornata. Oltre i vantaggi, nella libera professione vanno considerati quelli che sono i limiti, uno su tutti lo spauracchio della partita Iva. Trafila burocratica per l’apertura, fatture, Inps, tasse: ogni tre mesi un salasso.

Ma è invece possibile svolgere un lavoro senza partita Iva? Tecnicamente sì, anche molti, ma con un certo numero di restrizioni che alla lunga possono compromettere la crescita professionale.

Tuttavia, questa possibilità permette ai più giovani di intraprendere un’attività da zero senza correre rischi e, soprattutto, senza esborsi economici iniziali.

Come è regolamentato il lavoro senza partita Iva

I cosiddetti freelance, ovvero i lavoratori autonomi che operano come liberi professionisti per diverse aziende senza avere con esse alcun rapporto di dipendenza, sono sottoposti ad un particolare regime fiscale, che prevede:

  • Un massimale di compenso annuo non superiore ai 5.000 euro lordi
  • Una tipologia lavorativa non continuativa, senza sedi o orari predefiniti
  • Un massimo di 30 giorni di lavoro per ogni committente.

La buona notizia è che quindi non serve fare fatture, non serve necessariamente un commercialista e le tasse si riducono al 20% del lordo guadagnato.

Al posto delle fatture si presentano al cliente le ritenute d’acconto (con appunto la ritenuta del 20%), su cui vanno riportati il nome, il codice fiscale, i dati di fatturazione del committente e il resoconto del compenso.

Così come per le fatture, anche le ritenute prevedono il rimborso delle spese, fino al 100%; basta inserire la nota spese e allegare gli scontrini a prova della spesa stessa.

Cessione dei diritti d’autore: tutti i vantaggi

Il copywriter è una figura relativamente recente nel mercato del lavoro. La sua diffusione è iniziata nella seconda decade del 2000, in concomitanza con la necessità di tenere i siti web costantemente aggiornati nei contenuti.

Oggi sono molto richiesti, specie se settorializzati e altamente specializzati su determinati temi. La concorrenza in rete di numerosi siti, gli algoritmi dei motori di ricerca sempre più sviluppati e la crescente attenzione degli utenti verso il contenuto, ha reso il copywriter una figura fondamentale. Molto sfaccettata, tanto da svariare dall’attività di blogger e scrittore, a quella di autore e traduttore.

I vantaggi fiscali

Oltre che richiesta, la professione del copy è molto ambita, per diversi motivi:

  • Possibilità di lavorare da qualsiasi parte del mondo e senza orari
  • Riduzione al minimo delle spese
  • Deroga al vincolo massimale di guadagno
  • Riduzione dell’imponibile

Questi ultimi due punti meritano particolare attenzione.

Il copywriter può beneficiare della cessione dei diritti d’autore, definita da un contratto, in cui l’autore cede appunto l’utilizzo economico della propria opera a terzi. Si tratta di una forma molto utilizzata nell’editoria, così come nel giornalismo e nel marketing.

I vantaggi fiscali sono considerevoli, perché non c’è obbligo di partita Iva e non vigono i limiti della classica prestazione occasionale.

Questo significa che decadono i termini massimali di fatturato, che può andare oltre i 5.000 euro, anche con lo stesso committente. La prestazione può avere durata superiore ai 30 giorni e, soprattutto, diminuisce la base imponibile. Non più il 100% del lordo, ma il 75%. Non solo, perché sotto i 35 anni di età, la base imponibile scende ulteriormente al 60%.

La cessione dei diritti d’autore permette quindi di scegliere un lavoro senza partita Iva, da praticare in totale indipendenza e senza l’assillo delle varie incombenze fiscali.

Attenzione, però, questo tipo di lavoro presuppone impegno, estrema professionalità ed una preparazione importante sotto il profilo linguistico.

Insomma, non un lavoro di ripiego o di convenienza, ma una vocazione.